28 aprile 2018 - 20:23

Società aperta
e teste chiuse

Renew Democracy Initiative? È un luogo ideale dove persone diverse si trovano per difendere una cosa che troppi, ormai, considerano negoziabile: la democrazia

di Beppe Severgnini

disegno di Doriano Solinas disegno di Doriano Solinas
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Ci sono cose cui ho rinunciato. Poiché ogni tanto me le chiedono, ho una risposta pronta. Mi propongono una prefazione? Copio e incollo: «Gentile....., sono lusingato dalla richiesta. Ma le prefazioni sono tra le cose che ho felicemente escluso dalla mia vita, insieme a petizioni, manifesti e manifestazioni, comitati, collezioni, Lions e Rotary, bridge e burraco, scacchi, danze sufi, golf, partiti politici, spiritismo, gioco d’azzardo, bob a quattro, filatelia, speleologia, cene con più di sei persone, ostriche, conigli domestici, deltaplano e adulterio. Posso sperare nella vostra comprensione? Cordiali saluti, etc».

   Be’, ho fatto un’eccezione. Ho firmato un manifesto. Si chiama Renew Democracy Initiative. L’invito è arrivato da Anne Applebaum, giornalista e scrittrice americana (ha vinto il Pulitzer nel 2004 con Gulag). Ci conosciamo dal gennaio 1989, a Varsavia: aveva 24 anni e zittiva i ministri comunisti in conferenza-stampa. Magnifica.

   Dunque: cos’è Renew Democracy Initiative? Un luogo ideale dove persone diverse si trovano per difendere una cosa che troppi, ormai, considerano negoziabile: la democrazia. Autoritarismo, estremismo e protezionismo guadagnano popolarità (negli Usa, in Europa, in Asia). Le istituzioni civiche, i media liberi e i partiti storici perdono terreno. Il dibattito su immigrazione, istruzione, sanità, fisco, commercio e sicurezza è ridotto a uno scambio di slogan, o di insulti. Tra i firmatari, Gary Kasparov, campione di scacchi e attivista; Henry Louis Gates Jr., studioso di storia afro-americana; i romanzieri Scott Turow e Richard North Patterson, gli attori Larry David and Stephen Fry, lo spagnolo José María Aznar, il peruviano Mario Vargas Llosa, l’architetto britannico Norman Foster, l’israeliano Natan Sharansky. E molti altri. Cosiddetti conservatori e noti liberali insieme: perché non è più tempo di divisioni.

   «Il centro alla riscossa», ha titolato The Washington Post. Forse è troppo: diciamo che i liberali — quelli veri, non gli istigatori all’egoismo irresponsabile — hanno capito una cosa: piagnucolare non serve. Di errori ne abbiamo fatti molti, e qualcuno lo abbiamo perfino capito. Meglio scuotersi, adesso; e prepararsi. Perché il futuro è della società aperta, non delle teste chiuse.

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