1 luglio 2018 - 20:18

Repressione di Stato
della memoria

Nei manuali di storia per le scuole russe, le dimensioni apocalittiche della repressione di Stalin vengono oramai sistematicamente edulcorate e minimizzate. Il caso di Juri Dmitriev, lo storico più importante del Memorial, l’organizzazione fondata da Sacharov

di Pierluigi Battista

Lo storico Yuri Dmitiev Lo storico Yuri Dmitiev
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Concentrati sulle conseguenze geopolitiche del neo-imperialismo russo, non facciamo neanche caso alla cupa damnatio memoriae perseguita dall’autocrazia putiniana per cancellare persino il ricordo degli orrori del Gulag. Sul «Corriere» Fabrizio Dragosei ha raccontato di come Juri Dmitriev, lo storico più importante del Memorial, l’organizzazione fondata da Sacharov e che raccoglie le testimonianze sul Gulag, è stato incarcerato con accuse grottesche: difficilmente potrà proseguire le sue ricerche che sinora hanno condotto alla scoperta in Karelia di fosse comuni in cui sono stati seppelliti oltre novemila morti ammazzati dagli aguzzini di Stalin. Inoltre nei musei e negli archivi stanno sparendo persino i documenti della storia del Gulag e i ricercatori non trovano più le schede per catalogare il numero mostruoso di vittime della repressione comunista, per risalire ai nomi, ai luoghi, alle tecniche del terrore di massa. Lo stesso Memorial è entrato più volte nel mirino di Putin, un ex funzionario del Kgb, sarebbe il caso di non dimenticarlo mai.

Nei manuali russi di storia per le scuole le dimensioni apocalittiche della repressione di Stalin vengono oramai sistematicamente edulcorate e minimizzate e Stalin viene ricordato esclusivamente come il grande condottiero della guerra patriottica. La Rivoluzione d’ottobre viene salutata nel suo centenario insieme al recupero dei simboli dell’ortodossia religiosa e persino della grandezza dei tempi degli Zar. Ma la cancellazione della memoria di uno dei regimi più dispotici della storia viene attuata senza che stavolta si levi la benché minima protesta del mondo. Pensiamo a cosa, giustamente, accadrebbe se la Germania si adoperasse con gli strumenti più biechi di intimidazione nei confronti degli storici e dei ricercatori indipendenti nella repressione e nella riduzione al silenzio di chi racconta i crimini perpetrati dal nazismo. In Russia, ora, è il passato di milioni di persone che rischia di essere cacciato nell’oscurità. Non per un recupero «ideologico» di quel passato, ma per non offuscare, e macchiare con la verità storica, i simboli della grandezza della storia russa. Uno sciovinismo culturale che passa sopra ogni crimine commesso. La rivendicazione di un ruolo neo-imperiale che deve recuperare tutta intera la storia della Grande Russia. La repressione di Stato della memoria.

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