1 novembre 2018 - 21:38

Vent’anni dopo la guerra
Serbia e Kosovo cercano
una pace «fantasiosa»

L’ultima idea è uno scambio di territori: col Kosovo settentrionale e serbofono da restituire a Belgrado, la Serbia meridionale e albanesizzata da rendere a Pristina

di Francesco Battistini

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Cambiamo i confini, scambiamoci la terra. La Jugoslavia è morta da un pezzo, ma la sua agonia non è ancora finita. E l’ultimo capitolo da scrivere nella tragedia della disintegrazione balcanica, la pace fra Serbia e Kosovo, è a uno stallo tale da richiedere ormai un po’ di fantasia. Sono passati vent’anni dalla guerra, dieci dall’indipendenza. Belgrado nega a Pristina il diritto d’esistere; Pristina a Belgrado, quello d’insistere sui propri diritti. Ci sono 1.647 vittime delle pulizie etniche serbe ancora da trovare e, insieme, un po’ di leader kosovari ancora da processare all’Aja. Da una parte si punta sul veto di cinesi e russi al riconoscimento Onu dell’ultimo Stato europeo, dall’altra si forzano gli accordi e si forma perfino un esercito nazionale. In questo conflitto mai risolto, tutt’e due le parti si condannano solo all’esclusione dall’Ue. Fantasia al potere, dunque.

L’ultima trovata è uno scambio di territori: col Kosovo settentrionale e serbofono da restituire a Belgrado, la Serbia meridionale e albanesizzata da rendere a Pristina. Può funzionare? L’idea piace a Trump e a Putin che l’11 novembre avranno l’occasione di parlarne a Parigi direttamente coi due leader, Vucic e Thaci, entrambi tanto favorevoli quanto paralizzati dalle resistenze interne. Scavalcati da russi e americani, a soffrirne sono gli europei: dicono no i Paesi che non hanno mai riconosciuto il Kosovo, dalla Grecia alla Spagna, ma lo dicono pure i tedeschi e gli inglesi, timorosi del fatto che una revisione dei confini possa tentare altre minoranze sofferenti come gli ungheresi di Slovacchia, i turchi di Cipro, i serbi della Bosnia, gli albanesi della Macedonia... Un ex consigliere di Obama, qualche giorno fa, ha definito indecente lo scambio: «È una pulizia etnica pacifica». Parole pesanti, dall’America che fermò la pulizia etnica vera. Ma è il peso d’una pace, l’ennesima, che l’Europa non ha mai saputo gestire.

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