31 ottobre 2018 - 21:31

La geopolitica
della vodka russa

Nel 2010, i russi bevevano 15,8 litri di alcol puro a testa: nel 2016 sono scesi a 11,7, dei quali 8,1 certificati e 3,6 non registrati perché prodotti fuori dai canali ufficiali e quindi non tassati. Il calo è significativo, soprattutto se si considera che è in controtendenza (seppure, notoriamente, partendo dall’alto) rispetto al trend mondiale

di Danilo Taino

La geopolitica  della vodka russa
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La geopolitica della vodka ci suggerisce che la Russia si sta normalizzando. Fenomeno non da poco, per quel che riguarda gli equilibri futuri dell’Europa e del mondo. Di recente, il sito Statista.com ha evidenziato, su dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che il consumo di alcool puro nella Federazione russa sta decisamente scendendo verso la media mondiale e che cala in particolare l’attaccamento alla vodka. Nel 2010, i russi bevevano 15,8 litri di alcol puro a testa: nel 2016 sono scesi a 11,7, dei quali 8,1 certificati e 3,6 non registrati perché prodotti fuori dai canali ufficiali e quindi non tassati. Il calo è significativo, soprattutto se si considera che è in controtendenza (seppure, notoriamente, partendo dall’alto) rispetto al trend mondiale, passato dai5,5 litri pro capite del 2005 ai 6,4 del 2016. Soprattutto, non è lontano da quanto bevono in media gli europei: 9,8 litri di alcol puro a testa, laddove l’alcol puro è calcolato considerando la gradazione media di ogni genere di bevanda. Il momento massimo di consumo di alcool la Russia lo raggiunse nel 1995, quattro anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica, a oltre 12 litri di vendite certificate. Di questi, 8,9 erano spiriti, cioè quasi tutta vodka. Nel2016, la bevanda nazionale è invece scesa a 3,25 litri a testa, superata dalla birra (3,29 litri, sempre considerando solo l’alcol contenuto) e sopra al vino (1,08 litri). All’interno del calo del consumo di alcol, insomma, la tendenza russa è anche a passare dalla vodka alla birra. La ragione delle riduzioni e dei cambiamenti sta nell’introduzione di alcuni regolamenti da parte dei governi di Putin, nello sviluppo di birre artigianali a costo abbastanza basso e a una trasformazione complessiva dei costumi, in particolare a una maggiore apertura agli usi del resto del mondo. È un trend che dice qualcosa della politica futura, interna ed estera? Forzando un po’, probabilmente sì, nel senso che può essere letto come un segno del cambiamento delle abitudini russe: meno nazionaliste. Che questo si trasformi in meno voti a Putin è però tutto da verificare. Sul piano geopolitico, è da notare che le altre due grandi potenze bevono invece sempre di più: in Cina si è passati dai 7,1 ai7,2 litri tra il 2010 e il 2016, negli Stati Uniti da 9,3 a 9,8 litri di alcol puro a testa.

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