15 settembre 2018 - 21:40

Non si governa minacciando di togliere o tagliare fondi

Puerile è la supponenza con la quale due vicepresidenti del Consiglio, a causa di divergenze sulle migrazioni, hanno minacciato di privare di finanziamenti italiani organizzazioni internazionali

di Maurizio Caprara

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Oscilla tra l’arrogante e il puerile la perseveranza con la quale componenti del governo insistono nel minacciare di togliere, o tagliare, fondi che lo Stato è tenuto a pagare in base a norme per niente immotivate e non sempre aggirabili. Sta diventando un vizio costante, e sorprende che chi non è ancora collaudato nella guida di istituzioni nazionali eviti di domandare a chi ha competenze in materia se una via è percorribile o conduce in un fossato. Un po’ come converrebbe consultare almeno le Pagine gialle prima di dare per inesistente un museo. A rimetterci è la credibilità dell’intero Paese, e questa dovrebbe stare a cuore a tutti al di là delle diversità di opinione.

Si intravede una postura illiberale nell’approccio adottato dal sottosegretario Vito Crimi nel prefiggersi di eliminare per le pubbliche amministrazioni l’obbligo di annunciare su giornali avvisi di gara. Lo si abroghi o no, l’avvertimento alla stampa è partito.

Puerile è la supponenza con la quale due vicepresidenti del Consiglio della Repubblica, a causa di divergenze sulle migrazioni, hanno minacciato di privare di finanziamenti italiani organizzazioni internazionali. Matteo Salvini lo ha ipotizzato per l’Onu e Luigi Di Maio, con cifre sbagliate, per l’Unione Europea e ignorando gli obblighi dovuti a trattati internazionali.

Governare non è una partita a carte tra ragazzini. In politica estera per ottenere successi occorrono alleanze e per costruirle serve essere credibili. Non battere i piedi e minacciare di andare via. Governare non consiste, o non può consistere solo, in un diritto di palcoscenico. Significa doversi assumere responsabilità. Che questo salto di qualità tardi è un danno. Per tutti noi.

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