28 settembre 2018 - 20:52

«Macedonia del nord», la guerra del nome da vincere con il voto

Se domani la Macedonia voterà come prevedono i sondaggi, la Nato avrà vinto una nuova piccola guerra nei Balcani

di Franco Venturini

«Macedonia del nord», la guerra del nome da vincere con il voto
shadow

Se domani la Macedonia voterà come prevedono i sondaggi, la Nato avrà vinto una nuova piccola guerra nei Balcani. Piccola, per fortuna, perché qui nessuno spara, nessuno bombarda, e le ostilità saranno limitate alle urne di un referendum: «siete favorevoli o no alla futura adesione alla Ue e alla Nato, e perciò approvate il nuovo nome di Repubblica della Macedonia del Nord? » . Qualcuno potrebbe sorridere, apprendendo che per ben 27 anni, fino all’accordo del giugno scorso, macedoni e greci si sono odiati a causa del nome dell’ex Repubblica jugoslava. Atene denunciava rivendicazioni territoriali di Skopje, faceva notare che la sua cultura slava nulla aveva a che fare con quella ellenista, e intanto bloccava le sue domande di adesione alla Ue alla Nato. Poi, la scoperta della ragionevolezza: bastava cambiare parzialmente il nome, distinguere la Macedonia greca da quella «del nord» . E così si è giunti al referendum di domani.

Non senza una guerra diplomatica combattuta tra l’Occidente e la Russia. Nei mesi scorsi sono stati a Skopje la Cancelliera Merkel, il Segretario dell’Alleanza Atlantica Stoltenberg, la responsabile della politica estera dell’Unione Mogherini, e soprattutto il Segretario alla difesa americano Mattis che ha portato un messaggio politico molto forte e svariati milioni di dollari da distribuire tra aiuti per la sicurezza, assistenza economica e iniziative per contrastare la propaganda russa. Già, perché Mosca non è rimasta con le mani in mano. Decisa come sempre ad ostacolare l’ampliamento della Nato nei Balcani, la Russia ha investito anch’essa ingenti capitali a sostegno dei nazionalisti che rifiutano il nuovo nome, e ha «coperto» centinaia di siti internet tutti orientati a favore dell’astensione di massa e dunque della invalidità della consultazione (deve essere superato il 50 per cento) . E’ stata una guerra segreta, combattuta mentre ben altri problemi scuotevano il mondo e dunque ignorata dai più. Eppure questo referendum potrebbe segnare una svolta positiva nei Balcani mai davvero pacificati, mentre anche tra Serbia e Kosovo fa capolino l’ipotesi di un ragionevole scambio di territori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT