2 aprile 2019 - 21:55

L’attesa delusa per l’autonomia

Potranno davvero gli autonomisti battere il pugno sul tavolo se dall’altra parte non c’è più un governo ostile bensì un governo «amico» che sta cercando di allargarsi al Sud?

di Gian Antonio Stella

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«Non si farà mai». Roberto Maroni, già parlamentare, già ministro, già Presidente della Regione Lombardia, già promotore con Luca Zaia dei referendum per l’autonomia dell’ottobre 2017, è deluso. Salvo miracoli, il percorso per arrivare all’effettivo smistamento delle competenze dallo Stato alle tre regioni pilota (Emilia-Romagna compresa) è per ora, «purtroppo», chiuso. A convincerlo, ha spiegato domenica a «Vicenza Città Impresa 2019», sono state le ultime parole del presidente della Camera Roberto Fico. Il quale, davanti alla tesi cara a lui e a Zaia secondo cui «il contratto col governo è già stato firmato» (sia pure dall’esecutivo precedente di Paolo Gentiloni) e «dunque il Parlamento deve solo ratificarlo: sì o no, senza entrare nel merito per pasticciarlo», ha detto che «quello dell’autonomia è un tema talmente importante che il Parlamento deve essere assolutamente centrale». Quindi «non c’è niente che non passerà attraverso un iter parlamentare forte, importante, strutturato, sostanziale».

Traduzione: campa cavallo. E le promesse di Matteo Salvini alla nascita del nuovo governo quando disse che in «poche settimane» quel contratto già firmato avrebbe avuto l’ok delle Camere? E l’impegno di chiudere entro l’autunno 2018? E i sorrisi di Luigi Di Maio che pur rinviando continuamente la scadenza aveva assicurato che l’autonomia sarebbe arrivata in porto? Come si possono conciliare quelle promesse mille volte ripetute con l’avvertimento che «il M5s sarà in questo governo il garante della coesione nazionale» e che «si devono rispettare i referendum dei cittadini delle regioni che chiedono autonomia ma non a discapito di altre parti d’Italia»? Tutto già visto, tutto già sperimentato, sospira Maroni: «Ad una prima lettura sembra che vogliano farla, la legge, ma tra le righe si capisce che non la faranno mai. Non in questa legislatura. A Roma sono maestri in questo. Quando non vuoi approvare una legge, la porti lì, la fai passare per le commissioni, cambi e ricambi una virgola. E tutto si impianta. Spero che Zaia abbia la forza di spingere il governo a procedere. Però…». Potranno davvero gli autonomisti battere il pugno sul tavolo se dall’altra parte non c’è più un governo ostile bensì un governo «amico» che sta cercando di allargarsi al Sud? Tema: meglio deludere i lombardi-veneti o rischiare di perder voti meridionali? Ah, saperlo…

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