16 marzo 2019 - 21:30

I suprematisti non solitari

Salvini rivela di porre attenzione «solo sull’estremismo islamico», ma Tarrant sa di parlare a una platea mondiale, come Traini sentiva di interpretare le pulsioni inconfessabili dell’Italia a Macerata: sottovalutarlo è frutto di ideologismo, grave fardello per un politico di governo

di Goffredo Buccini

Questo contenuto
è conforme a
Chiestchurch il giorno dopo la strage (Getty Images)
shadow

Davvero c’è estremista ed estremista? Temiamo (giustamente) i jihadisti, ma possiamo derubricare i suprematisti a nostalgici che ogni 20 aprile si sbronzano di birra per il compleanno di Hitler? Il massacro di fedeli musulmani in Nuova Zelanda scava solchi nella politica di casa nostra. Matteo Salvini rivela di porre attenzione «solo sull’estremismo islamico», riducendo quasi a folclore il resto. Assai vicina al minimalismo di Trump («sono pochi...», ha detto dei neonazisti il presidente Usa), la posizione del ministro degli Interni italiano appare lontana dalle parole di Sergio Mattarella contro «chiunque predichi odio».

Le parole pesano sempre di più nella bolla di comunicazione istantanea in cui la Rete ci ha imprigionato: e una certa cautela sarebbe consigliabile mentre si piangono 49 innocenti uccisi durante la preghiera. Parole e nomi contavano anche per Brenton Tarrant, il killer ventottenne che li ha sterminati e non sembra affatto un babbione che si commuove gridando «eja eja alalà», ma piuttosto una risposta ferocemente contemporanea ai travagli della nostra modernità: melting pot, precarietà, crisi degli Stati nazionali. Lui stesso, australiano di famiglia britannica venuto a far strage in Nuova Zelanda, appare un prodotto di quel globalismo da paccottiglia online che deve avere infarcito la testa a coloro che cita per modelli, Luca Traini, Anders Breivik, Alexandre Bissonnette, bianchi dal grilletto facile in un’insalata di rilettura storica stralunata ma non solipsista.

Perché l’internazionale suprematista vive ormai nel deep web, la Rete profonda, non diversamente dal jihadismo; e non diversamente, anche se in proporzioni numeriche certo inferiori, arruola i suoi lupi solitari vestendoli da soldati di Armageddon le poche ore sufficienti ad annientare un pezzetto di umanità: perpetuandosi nelle pulsioni d’odio da un capo all’altro del pianeta, come Mattarella ammonisce. Tarrant sa di parlare a una platea mondiale, come Traini sentiva di interpretare le pulsioni inconfessabili dell’Italia a Macerata. Sottovalutarlo è frutto di ideologismo, grave fardello per un politico di governo e fonte di una triste omissione: la mancata solidarietà alla comunità islamica che, solo in Italia, conta un milione e 800 mila anime.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT