8 agosto 2018 - 23:27

I fondi spariti per le periferie, Lega e 5 Stelle fermano progetti per 1,6 miliardi. Sindaci in rivolta

Un blocco che tocca, tra l’altro una misura voluta e predisposta sia dall’esecutivo Renzi sia dal governo Gentiloni, per destinare soldi e risorse alle periferie

di Andrea Ducci

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A scandire la giornata è il susseguirsi di proteste, interventi e appelli dei sindaci italiani contro il governo. L’emendamento notturno presentato da Lega e M5S che interviene sui fondi destinati alle periferie, sospendendo le convenzioni di spesa per rinviare tutto al 2020, mette in allarme una moltitudine di amministratori locali. Ad essere colpite dalla modifica del decreto Milleproroghe, approvata di notte al Senato, sono 326 comuni, buona parte di grandi città, per un totale di 96 progetti. In ballo ci sono 1,6 miliardi che i sindaci rischiano di vedersi congelare per i prossimi due anni. Un blocco che tocca, tra l’altro una misura voluta e predisposta sia dall’esecutivo Renzi sia dal governo Gentiloni, per destinare soldi e risorse alle periferie. Fatto che spiega la nota dei deputati del Pd. «Con lo scippo dei fondi del Piano Periferie, il bando dei governi Renzi e Gentiloni che mobilità risorse per 3,8 miliardi tra fondi pubblici e cofinanziamento privato, si fermano centinaia di progetti, basta leggere la rassegna stampa locale di queste ore e le proteste dei sindaci. Il Partito democratico dia la massima assistenza ai sindaci per presentare la diffida contro il Governo, visto che parliamo di convenzioni già firmate, e procedere con tutti i passi legali necessari» (qui, un commento di Goffredo Buccini).

Meno agevole, invece, spiegare perché l’emendamento, approvato la notte tra lunedì e martedì, ha ottenuto il voto di tutti senatori del Pd, compreso quello di Matteo Renzi. La modifica è passata con 270 voti a favore e nessun voto contrario. Una «svista» che da un lato spinge proprio i senatori del Pd a lamentare che, «il testo del controverso emendamento al mille proroghe è particolarmente involuto, soprattutto nel passaggio relativo al bando delle periferie. Per questi motivi, tutta l’Aula lo ha votato, comprese le opposizioni». Dal lato opposto la distrazione del Pd si presta all’affondo del sottosegretario all’Economia, Laura Castelli (M5S), che ha gioco facile nel replicare:«È il colmo che il Pd ci attacchi visto che ha votato a favore dell’emendamento, ma, soprattutto, dopo che ha promesso dei fondi con una norma sulla quale è intervenuta una pronuncia di illegittimità costituzionale». Al di là del botta e risposta tra maggioranza e opposizione Castelli interviene per rivendicare la scelta del governo: «in merito alla questione dei fondi per le periferie relativi ai progetti locali bisogna fare chiarezza. Abbiamo pertanto garantito i primi 24 progetti che hanno ricevuto un punteggio più alto». Al riparo dall’emendamento sono, insomma, gli interventi (valore 500 milioni di euro) per la riqualificazione delle città metropolitane di Bari, Milano, Bologna, Firenze e di comuni come, per esempio, Roma, Lecce, Modena, Brescia, Genova e Messina.

Castelli aggiunge un ulteriore dettaglio che dovrebbe, parzialmente, tacitare la protesta dei 360 amministratori rimasti in sospeso rispetto alla possibilità di procedere con l’utilizzo dei fondi previsti dalla convezione firmata con il precedente governo. Il timore dei sindaci è ritrovarsi con un buco di bilancio laddove hanno già sottoscritto un appalto o un contratto per i lavori, contando sulla norna e le relative risorse. «Le spese progettuali già sostenute verranno rimborsate», dice Castelli. Un’indicazione che non argina il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, impegnato nei progetti di riqualificazione Restart Scampia attacca:«Noi non ci fermeremo, andremo avanti con la massima determinazione e questa è l’indicazione che ho dato agli uffici comunali. Si continuano a finanziare armi, opere pubbliche mentre si tolgono soldi alle periferie, ai territori e a chi ha più bisogno». A farsi sentire è anche il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, che protesta contro il congelamento dei 39,9 milioni destinati alla città metropolitana di Roma. «Non resteremo in silenzio ad assistere a questa vergogna».

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