24 agosto 2018 - 11:54

Diciotti, sciopero della fame dei migranti rimasti a bordo. Salvini: «I poveri italiani lo fanno tutti i giorni»

La protesta dei 150 profughi, da cinque giorni al porto di Catania in attesa di sbarcare. Il ministro dell'Interno insiste: «Vogliono arrestarmi? Li aspetto»

di Giuseppe Gaetano

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Cresce la tensione a bordo e intorno alla Diciotti: i migranti hanno iniziato venerdì mattina uno sciopero della fame, durato fortunatamente solo il tempo della colazione e cessato a ora di pranzo. All'ex presidente della Camera Laura Boldrini è stato vietato di salire per «dei problemi a bordo, perché i naufraghi non avevano accettato il cibo». Poi la situazione è tornata a una relativa "normalità": il digiuno è stato interrotto e sono riprese le visite. Non prima però della dura la replica del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, sui social: «Facciano come credono: in Italia vivono 5 milioni di persone in povertà assoluta che lo sciopero della fame lo fanno tutti i giorni».

Nel pomeriggio un intenso temporale si è abbattuto sulla zona, costringendo i 150 immigrati trattenuti sull'imbarcazione a rifugiarsi sotto i gommoni utilizzati di solito per le operazioni di salvataggio in mare. I profughi dormono sul ponte del pattugliatore della Guardia costiera, "protetti" da un telo verde efficace contro il sole ma non contro l'acqua. Scarseggiano, a questo punto, gli abiti asciutti. Il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché, che oggi ha visitato la nave, ha accolto una richiesta delle 19 donne eritree a bordo, acquistando per loro alcuni capi di biancheria consegnati all'equipaggio. Il tutto senza contare i casi di scabbia e il fatto che sulla nave ci siano appena due bagni: la situazione sanitaria rischia, insomma, di diventare davvero critica.

Dei 150 profughi assiepati da 9 giorni sul ponte (5 dall'approdo a Catania di lunedì sera): 130 provengono dall'Eritrea, 10 dalle Isole Comore, 6 dal Bangladesh, 2 dalla Siria, uno dalla Somalia e uno dall'Egitto. Dopo lo sbarco, mercoledì notte, dei soli 27 minori non accompagnati, si aspettavano di scendere presto anche loro. Ma il molo di Catania è diventato ormai il nuovo ring dello scontro politico che si sta consumando sulla loro pelle. Sulla nave, visitata anche dal segretario democratico Maurizio Martina, prosegue l'andirivieni delle istituzioni. Mentre sulla banchina continuano le manifestazioni: ieri ci sono state tensioni tra attivisti di sinistra e gruppi dell'estrema destra; oggi un nuovo presidio dei militanti della Cgil, accorsi da tutta Italia e allontanati dalla polizia mentre tentavano di avvicinarsi agli ormeggi cantando "Bella ciao".

La vicenda, inedita, è complessa dal punto di vista legale per la qualificazione giuridica dei fatti e l’individuazione delle relative autorità giudiziarie competenti. La ricerca di una soluzione allo stallo investe direttamente anche l'Unione europea. Al momento sono 3 le Procure siciliane impegnate sul caso. La Dda di Palermo ha aperto un fascicolo per associazione a delinquere finalizzata al traffico di migranti e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La Procura di Agrigento si è spogliata di quest'ultima parte dell’inchiesta e indaga a carico di ignoti per sequestro di persona e arresto illegale: il procuratore ha eseguito personalmente un decreto di ispezione, riscontrando a bordo una «realtà devastante». Questa tranche d’inchiesta mira ad accertare se sia illegale il trattenimento degli adulti e risalire nella catena di comando a chi, disponendo l’obbligo di non lasciare la Diciotti, stia illegittimamente limitando la libertà personale degli stranieri: se i magistrati verificassero una responsabilità da parte di componenti del governo, la vicenda passerebbe al tribunale dei ministri. I pm catanesi hanno aperto infine un fascicolo di «atti relativi»: accertamenti preliminari per vedere se siano ipotizzabili reati, che potrebbero poi portare all'apertura di un’inchiesta vera e propria. La Procura dei minori della città etnea ha attivato intanto le tutele civili, ovvero le nomine dei tutori legali per i ragazzini sbarcati.

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