25 agosto 2018 - 12:21

Diciotti, i migranti sono sbarcati dalla nave. «Tutte le donne violentate in Libia» | Salvini indagato

Prima del via libera da parte del Viminale, l’ufficio di Sanità marittima di Catania aveva ordinato lo sbarco immediato dalla nave per emergenze mediche di 11 donne e 6 uomini. Quattro donne si erano però rifiutate di scendere per non lasciare i parenti

di Dino Martirano

(Ansa) (Ansa)
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CATANIA Alle 00.15 sono iniziate le operazioni di sbarco degli ultimi 137 migranti salvati dalla Guardia costiera a Ferragosto e poi «trattenuti» per 9 giorni a bordo della nave «Diciotti» per ordine del ministero dell’Interno. A terra poco prima della mezzanotte — dopo il via libera del Viminale — è apparsa l’incredibile macchina dell’accoglienza Italiana: Croce rossa, polizia scientifica per il foto segnalamento, organizzazioni umanitarie per le domande di asilo hanno accolto i migranti sul molo di Levante. I più fortunati, la maggior parte di nazionalità eritrea, sono stati trasferiti a Messina in una struttura messa disposizione dalla Conferenza episcopale italiana che ha avuto un ruolo decisivo per sbloccare lo stallo. In 20, dal futuro più incerto, verranno selezionati non si sa in base a quale criterio e mandati in Albania. Altri 20 infine termineranno il loro lungo viaggio in Irlanda.

192 gli immigrati salvati

Gli immigrati salvati dalla Guardia costiera erano 192: dopo Ferragosto, 15 di loro, malati, sono stati sbarcati a Lampedusa, poi giovedì sono potuti scendere i 27 minori e ieri l’autorità sanitaria del porto di Catania ha ordinato il ricovero immediato in ospedale di altri 16 immigrati. Per tutte le 11 donne presenti a bordo, i medici della sanità portuale, hanno confermato le violenze sessuali subite in Libia e per alcuni degli uomini sottoposti a visita medica sono stati evidenziati casi di tubercolosi e di polmonite. Sui numeri però c’è ancora qualche margine di incertezza tanto che in serata in porto circolava la voce non confermata che due immigrati mancherebbero all’appello.

7 donne sono state ricoverate in ospedale

Solo 7 delle 11 donne presenti sulla «Diciotti» hanno deciso di accettare il ricovero nell’ospedale Garibaldi. Tutte (come avevano chiesto) sono state sottoposte a una visita ginecologica e il referto è stato comune con l’accertamento della violenze subite prima e dopo l’arrivo in Libia. Quattro di loro dunque erano rimaste a bordo accanto ai loro parenti perché terrorizzate dalla separazione. E hanno avuto intuito perché poco dopo si è appreso che il gruppo sarebbe stato smembrato.

La Chiesa «impegnata fattivamente»

Monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto e delegato della Conferenza episcopale siciliana per le migrazioni, ha detto: «Occorre mobilitarsi, magari andando sulla “Diciotti” per fare lo sciopero della fame con i migranti?». Il Monsignore ha parlato di «un’iniziativa di solidarietà di una Chiesa impegnata fattivamente». E così è stato. Ieri sulla nave è potuto salire pure l’ex generale dell’Arma Antonio Pappalardo (già deputato del Psdi e leader dei Forconi). Sul molo, USB, Amnesty, Legambiente, Rete antirazzista e altre sigle (contestato il Pd) hanno fatto arrivare il grido «liberateli» fino sul ponte della «Diciotti». Un gruppo di manifestanti ha provato a sfondare il cordone della polizia: ferito un agente. Altri manifestanti si sono gettati in mare e hanno nuotato fin sotto la nave.


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