29 agosto 2018 - 18:09

Pensioni d’oro, Lega e 5 stelle divisi sul taglio. Di Maio: «Chi non vuole attuare il contratto di governo lo dica»

Il consigliere di Salvini Brambilla boccia la proposta presentata alla Camera. Borghi (Lega): «La proposta è ovviamente modificabile in Parlamento»

di Valentina Iorio

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Il tema del taglio delle pensioni d’oro divide la maggioranza. A scatenare il dibattito è uno studio di Alberto Brambilla, consigliere di Matteo Salvini che giudica irrealizzabilela proposta di legge depositata alla Camera il 6 agosto. Una bocciatura che non piace ai 5 stelle. Immediata la reazione del vicepremier Luigi Di Maio, che dal Cairo ricorda: «Nel contratto di governo abbiamo scritto che vogliamo tagliare le pensioni d’oro. Sia ben chiaro che noi nel tagliarle agiamo su chi prende dai 4mila euro netti in su e se non hanno versato abbastanza contributi per arrivare a quella cifra noi tagliamo quella pensione privilegiata. Si stanno trattando queste persone come dei poveri disperati». «Si va avanti, se qualcuno vuole dire che il contratto di governo non bisogna attuarlo lo dica chiaramente», aggiunge il ministro del Lavoro.

La posizione della Lega

«La proposta di legge presentata alla Camera, sottoscritta dai capigruppo Lega e M5s, è ovviamente modificabile in Parlamento in modo trasparente», replica il leghista, Claudio Borghi, presidente della Commissione Bilancio a Montecitorio. «Ad esempio - spiega — credo si possa correggere il tetto passando dall’intervento dai 4mila euro, ai 5mila, come previsto dal Contratto. Inoltre credo si debba rimodulare le modalità dell’intervento sulle pensioni di chi ha versato i contributi corrispondenti». «Un conto è tagliare le pensioni legate a privilegi di carattere politico e quindi anche con regimi particolari e sovrapposizioni spesso prive di contribuzione. Altro è tagliare le pensioni frutto di lavoro. Come sempre dipende da che cosa si scrive nelle norme», aggiunge il viceministro dell’Economia ed esponente del Carroccio, Massimo Garavaglia.

Pd: no al ricalcolo retroattivo

Anche il Pd si schiera contro l’ipotesi di un ricalcolo retroattivo. «È auspicabile che si alzi un coro di voci, forte e risoluto, contro questa scempiaggine demagogica sia che si tratti di contributi che di età pensionabile», dice Cesare Damiano. « Non c’è nulla di più rischioso e iniquo: se passa questo principio, la barriera dei 4.000 euro mensili sarà rapidamente sfondata per racimolare risorse e si toccheranno anche le pensioni più basse», sottolinea l’ex ministro del Lavoro.

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