31 agosto 2018 - 12:38

Giorgetti: «Condanna per i fondi? Siamo finiti, il 6 settembre la Lega chiude»

Il sottosegretario alla festa del Fatto evoca la sentenza del Riesame. E sui migranti: «Matteo l’ha sparata grossa sui 500mila rimpatri»

di Silvia Morosi

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«Se la Lega avesse voluto staccare la spina, il giorno dell’avviso a Salvini avremmo avuto un buon motivo. Non lo abbiamo fatto, abbiamo cinque anni davanti per salvare il Paese dal disastro». E ancora, più duro, sull’inchiesta sui fondi della Lega: «Se il tribunale del Riesame conferma la condanna, il 6 settembre il partito chiude». Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, intervistato da Peter Gomez alla festa de Il Fatto quotidiano a Marina di Pietrasanta (Lucca). Parole nette e chiare. «È ovvio che se il 6 settembre i giudici decidono così, noi come partito siamo finiti. Arrivasse dopo una sentenza della Cassazione io non avrei niente da dire». Poi, Giorgetti ha fatto il punto sull'emergenza migranti e sull'avviso di garanzia. Lega e M5s sapevano «dall’inizio che sono cose diverse, che ci sono delle originalità diverse; però ambedue vogliamo cambiare le cose, lo stiamo facendo. «Non sono preoccupato — ha anche detto —, quando dalla settimana prossima ricominceranno gli incontri tematici punto su punto tra di noi, troveremo le mediazioni giuste nell’interesse del Paese».

500mila rimpatri

E sul tema migranti un’altra battuta. Salvini in campagna elettorale aveva parlato di «500 mila rimpatri» di clandestini. «L’ha sparata grossa, ora l’importante è che non ne arrivino più». A chi gli chiedeva del rischio che l’elettorato potesse stancarsi in fretta delle politiche messe in campo dal vicepremier, come accaduto negli anni scorsi con Matteo Renzi, il leghista ha replicato: «Questo è un pericolo, ma è la realtà». «Per guidare bene un’automobile di Formula 1 — ha proseguito — vince chi spinge sull’acceleratore ma sa frenare al momento giusto. Salvini ha un intuito pazzesco, e la capacità di tenersi tarato sul sentimento delle persone. Quando sentirà che la pancia dell’elettorato dice di frenare, lui frenerà».

«Idee di Salvini sono più attrattive di quelle di Tajani»

«Non abbiamo tempo per fare un progetto per fare un’Opa (Offerta Pubblica di Acquisto, ndr) più o meno ostile sugli alleati del centrodestra, non abbiamo le risorse per farlo, ma le idee della Lega e di Salvini son più attrattive per gli elettori di Forza Italia rispetto a quelle di Tajani», ha aggiunto. Il fatto che la Lega cresca e gli altri diminuiscano «crea di fatto un partito di riferimento del centrodestra. Noi non portiamo via a Forza Italia deputati, senatori, consiglieri regionali. Se portiamo via gli elettori non è colpa nostra ma semmai è colpa loro». Quello che è certo è che «non siamo assolutamente soddisfatti di come sta andando l'economia, abbiamo ambizione, qualcuno dirà la temerarietà, di portare l'Italia a un tasso di sviluppo sopra il 2-3%». L'opposizione, intanto, «non esiste e
facciamo tutto noi».

«Avanti su revoca delle concessioni»

E sulla revoca delle concessioni ad Autostrade per l’Italia avviata dal governo Conte, dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova il 14 agosto scorso, ha aggiunto: «Bisogna andare dritto per dritto. C’e’ una procedura già avviata, a tutti si concede il diritto di difesa, avranno pochi giorni per rispondere e poi si deciderà». «La cosa singolare — continua il sottosegretario — è che non esista nella concessione una procedura che formalizza la revoca» ma quello che è accaduto «è talmente eclatante che, a mio giudizio, non capisco come non possa essere ritenuta responsabile anche la società Autostrade, oltre a chi doveva vigilare». Onestamente — ha concluso sull'ipotesi di nazionalizzare la rete autostradale — «esprimo dubbi che l'Anas abbia le strutture tecniche e le capacita' per fare cose del genere».

Macron più cattivo di Conte e Salvini messi insieme

«Che i migranti non possano entrare in Europa lo stabiliscono i trattati Ue, non Salvini», ha aggiunto. «Macron è molto più cattivo di Conte e Salvini sommati assieme». Un affondo viene rivolto anche a Umberto Bossi: «Mi ha insegnato tutto in politica e mi diceva che ero troppo buono per fare politica, forse sono diventato cattivo a partire da te».

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