14 aprile 2018 - 14:43

Salvini-Berlusconi, l’attacco in Siria divide il centrodestra. Il leghista a M5S e Forza Italia: «Basta insulti»

Il bombardamento annunciato da Trump accresce il nervosismo nella coalizione. Salvini lo definisce «pazzesco» e twitta: «Fermatevi». Berlusconi: «In queste situazioni meglio tacere». Il numero uno della Lega sul governo: «Pazienza al limite»

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Dopo il secondo giro di consultazioni si sono mostrati uniti. Salvini elencava i punti che più stanno a cuore alla (compatta) coalizione di centrodestra. Berlusconi contava con le dita della mano per vedere se c’era tutto. Poi non ha resistito e ha tirato una frecciatina ai Cinque Stelle — «Sappiate distinguere — ha detto prima di uscire — chi è democratico e chi non conosce neppure l’abc della democrazia». Un piccolo segnale che quella unità dimostrata nel salire al Colle tutti insieme — Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia — forse non è proprio al sicuro come vogliono far credere. Ed ecco che, solo due giorni dopo, vanno già in due direzioni opposte. All’annuncio del bombardamento in Siria, Salvini tira dritto, si mette al telefono e twitta: «Stanno ancora cercando le "armi chimiche" di Saddam, stiamo ancora pagando per la folle guerra in Libia, e qualcuno col grilletto facile insiste coi "missili intelligenti", aiutando peraltro i terroristi islamici quasi sconfitti». Poi l'affondo: «Pazzesco, fermatevi». Sul fronte geopolitico, il leader del Carroccio volta le spalle a Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Lo segue Meloni, che non è da meno e sul bombardamento dice: «Attacco in Siria fuori dalla legalità internazionale in assenza di un pronunciamento dell'Onu sui presunti attacchi chimici. Evidentemente i disastri causati in Libia non hanno insegnato nulla. L'Italia non assecondi questa pericolosa deriva». A Berlusconi tocca intervenire, e frenare gli entusiasmi. Risponde proprio ai suoi stessi alleati: «In queste situazioni è meglio non pensare e non dire nulla». Anche se poi in generale sul caso Siria dichiara: «Attacchi di questo genere dovrebbero essere decisi dalle Nazioni Unite».

L’appello

La missione di Usa, Francia e Gran Bretagna e le distanza nella coalizione di centrodestra a riguardo spingono quindi lo stesso Salvini a tornare sulla questione del governo. Con un appello a M5S e Forza Italia, affinché la smettano «con gli insulti a vicenda, le ripicche, i veti e le polemiche». «Abbiamo il dovere di partire subito», ha affermato il segretario leghista su Facebook. «Basta, io sono ai limiti della pazienza, o si va avanti e si lavora o tanto vale tornare dagli italiani con un voto chiaro».

L'altro affondo di Salvini pro Putin

Tornando alla Siria, che Salvini non abbia mai digerito l’inasprimento dei rapporti tra Occidente e Russia è cosa nota. Già prima dell’inizio delle consultazioni al Quirinale — per il tentativo (disperato) di cercare una maggioranza per formare il governo nel disgregato risultato delle elezioni del 4 marzo — aveva raccolto l’appello del presidente di Confindustria Russia Ernesto Ferlenghi, che chiedeva di eliminare le restrizioni economiche introdotte dopo la crisi ucraina. E, sempre ricorrendo ai cinguettii, aveva annunciato: «Spero di poter presto, da governo, raccogliere l’appello. VIA queste assurde sanzioni che stanno causando un danno incalcolabile all’economia italiana». Insomma, sembra di capire che con lui al governo, la mano a Putin rimarrebbe ferma e tesa. Sia dal punto di vista economico sia da quello geopolitico. Ma per arrivarci — a palazzo Chigi — deve prima assicurarsi che la sua coalizione regga. Perlomeno se lo vuole fare senza ricorrere ad alleanze «alternative».

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