25 aprile 2018 - 10:16

Governo, Calenda: lascio il Pd
se fa l’intesa con i 5 Stelle

Il ministro si schiera contro l’accordo. Ma tira anche una stoccata a Renzi che, a Firenze, sonda la piazza: «che ne pensate di un governo con M5S?». Giovedì Fico riprende le consultazioni

di Cesare Zapperi

Il ministro Carlo Calenda (Ansa) Il ministro Carlo Calenda (Ansa)
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Il presidente della Camera Roberto Fico, a cui il capo dello Stato Sergio Mattarella ha affidato un incarico esplorativo, riprenderà le consultazioni giovedì mattina ma intanto l’ipotesi di un’alleanza con il Movimento 5 Stelle agita e divide il Pd. All’indomani dello scambio di aperture tra Luigi Di Maio e Maurizio Martina, infuria il dibattito dentro i dem. Con posizioni anche molto nette come quella di Carlo Calenda. «In caso di alleanza» con il Movimento 5 Stelle, il ministro dello sviluppo economico conferma il suo addio al Pd. Lo fa via twitter rispondendo ad un suo follower che gli chiede: «Anche lei aveva promesso di dimettersi da nuovo iscritto in caso di trattativa con i 5 Stelle. O mi sbaglio?». «In caso di alleanza», è la risposta, «e lo confermo». In un altro tweet il ministro sbotta: «Mi sono rotto di questa politica da tifo da stadio e opposti bullismi. Non ha nulla a che fare con la complessità dei problemi che dobbiamo affrontare e neanche con una politica forte (non arrogante o aggressiva) di cui abbiamo disperatamente bisogno».

Renzi sonda la piazza: vi piacerebbe un governo con il M5S?

Informale, invece, l’ iniziativa dell’ex premier Matteo Renzi, adesso senatore del Pd, in piazza della Signoria a Firenze dove in modo empirico ha voluto sondare i pareri di chi si avvicinava per salutarlo. «Vi piacerebbe un governo del Pd con i Cinquestelle?», è stata in buona sostanza la domanda che Renzi ha rivolto a passanti, simpatizzanti del Pd, davanti a Palazzo Vecchio, senza però sbilanciarsi in prima persona. C’è chi ha risposto a favore dell’autonomia del Partito Democratico, altri hanno abbozzato un sorriso.

Martina: tanti ci chiedono di provare

«C’è preoccupazione vera rispetto a un governo a trazione leghista: l’impressione che ho è che tanti chiedano di provare a fare un lavoro, sapendo che è complicato, nessuno la fa facile. Ma se il rischio è consegnare il Paese a derive pericolose, c’è una consapevolezza del Pd nel provare a prendere un’iniziativa, sapendo che non è facile». Lo dice Maurizio Martina a margine di una manifestazione Anpi sul dialogo con M5s. «Abbiamo bisogno di tutte le forze del Pd. Non possiamo semplificare questo lavoro nelle logiche comunicative dei renziani e antirenziani, dei martiniani e degli antimartiniani. Basta, basta... Prendiamoci questo spazio per lavorare e dimostriamo che siamo gli unici a poter fare questo per l’Italia. Decideremo insieme e quel che decideremo impegnerà tutti. L’ipotesi di un voto anticipato, di un voto a breve, mi preoccupa perché darebbe un segnale sbagliato e rischierebbe di replicare una situazione che non possiamo permetterci».

«Renzi, se ti dimetti, ti dimetti»

Su Twitter Calenda ha lanciato una stoccata a Matteo Renzi. «Renzi è stato uno dei migliori presidenti del Consiglio italiani. Ma se ti dimetti ti dimetti. Non ti dimetti da premier per chiedere elezioni dal giorno dopo e poi da segretario per continuare a farlo via Orfini e compagnia. È dannoso per lui e per il PD. Meglio dentro una segreteria collegiale a viso aperto». Poi torna sul recente passato, a quanto successo dopo la sconfitta elettorale. «A mio avviso sarebbe stato saggio ripartire subito dopo il 4 in modo diverso. Grande campagna di tesseramento, avvicinare persone nuove e una segreteria `costituente´ con dentro ex segretarie, ex PDC e Presidenza a Gentiloni. Non mi pare che la proposta abbia suscitato entusiasmi». Il ministro risponde al cinguettio di un utente che denuncia le «troppe guerre di potere all interno del pd da anni» e riflette: «Sembra una guerra tra formiche spietate. Il vecchio che soccombe giustamente, i nuovi che si combattono. Mi sembra questo il vero problema di fondo. Forse mi sbaglio».

Rosato: le distanze sono abissali

«Le distanze tra noi e il M5S sono abissali, enormi, siamo stati avversari per cinque anni non per caso ma per profondi motivi di divergenza sui programmi». Lo ha detto il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato (Pd), a margine della cerimonia alla Risiera di San Sabba per il 25 Aprile. Tuttavia, «con senso di responsabilità, convochiamo i nostri organismi dirigenti» per capire «se è utile o no, nell’ interesse del Paese, fare un governo con forze politiche così distanti», ha aggiunto.

Boccia: no ai litigi, sì al confronto

«Non ha alcun senso litigare, non bisogna mai avere paura del confronto, vale per il Pd come per il M5S. Adesso che il tavolo si è aperto, dialoghiamo senza tabù sui temi». Così Francesco Boccia, capogruppo PD in commissione speciale alla Camera, rispondendo ad Omnibus sulle presunte discussioni interne al PD avvenute ieri e riportate su alcuni quotidiani. «Una classe politica all’altezza non deve mai assecondare la pancia degli elettori più radicali - aggiunge - ma deve dimostrare di saper risolvere i problemi. Va fatto un grande patto contro le povertà; gli italiani sanno riconoscere le qualità delle classi politiche che pensano al lungo termine. Questa è la sfida che abbiamo di fronte, non è semplice ma non si affronta questo passaggio storico con hashtag o slogan ma solo con la politica con la P maiuscola».

Morani: non vedo possibilità di intese

«Io non credo che ci sia sulla politica la possibilità di avere un accordo con il Movimento Cinque Stelle». Così la deputata Pd Alessia Morani a Radio 24. «Negli anni con Berlusconi ce ne siamo dette di tutti i colori, ma quando ci sono emergenze e c’è da governare un Paese, un accordo si trova. Se mi hanno insultata alla fine io posso anche passarci sopra - continua - se pensiamo a quante ce ne siamo dette con Berlusconi... Non contano gli insulti, prevale la politica per me. Non credo che pesino i vari `idioti, mafiosi, corrotti e zozzoni´. Pesa di più il fatto che, ad esempio, sulla salute pubblica si hanno concezioni totalmente differenti».

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