25 aprile 2018 - 21:09

Mattarella preoccupato dalla crisi, ma pronto a dare altro tempo se serve

Il presidente della Repubblica potrebbe allungare il mandato esplorativo se il presidente Fico glielo chiederà. Tra le drammatizzazione della Lega e le fratture nel Pd, i segnali non sono incoraggianti. Ma il Colle non si rassegna

di Marzio Breda

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I politici se la sognano, la prodezza del Barone di Münchhausen, quando stava sprofondando in una palude con il suo destriero e riuscì a salvarsi con un’incredibile acrobazia. «Sarei senza dubbio morto», gli fece dire Rudolf Raspe nell’omonimo romanzo, «se la forza del mio stesso braccio non avesse tirato fuori me attaccato al mio codino, insieme al cavallo che tenevo stretto tra le ginocchia». Quella del Barone era ovviamente una fanfaronata. Ma ormai ci vorrebbe un’invenzione geniale come la sua, per trovare una maggioranza di governo e uscire dal pantano del dopo-voto.

Sergio Mattarella la cerca invano da 53 giorni, e ormai ha quasi finito di incalzare i partiti. Oggi pomeriggio verificherà con Roberto Fico, dopo il suo secondo giro da esploratore, se l’ipotesi di un’intesa tra i 5 Stelle e il Pd è praticabile o se anche questa opzione resti impantanata tra gli scenari impossibili. Dovrà essere Fico, quindi, a tracciare una valutazione. E al Quirinale sperano sia diversa da quella che fece una settimana fa la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, chiudendo il proprio mandato sul fronte del centrodestra senza domandare proroghe al Colle, perché la formula esplorata non dimostrava «alcuna chance».

Nel caso che il suo omologo alla Camera assicuri invece, sotto la sua responsabilità, che vale la pena di aspettare ancora un po’ (ad esempio per vedere cosa accadrà nella direzione del Pd o per verificare i risultati dell’annunciato referendum dei pentastellati su Rousseau), gli sarà concesso altro tempo. Se poi tutto andrà comunque male, gli italiani constateranno che siamo sempre prigionieri dei veti, delle incompatibilità, delle visioni politiche troppo diverse, delle distanze «abissali». Insomma, a quel punto sarà pubblicamente certificato che restiamo nel fango di un’asfissiante campagna elettorale nata da una legge concepita per garantire al Paese solo l’ingovernabilità e ripetute rincorse al voto.

Una prospettiva che rischia di trascinarsi all’infinito e perciò preoccupa molto il presidente. Quel che è echeggiato al Quirinale nelle scorse ore, con le minacciose drammatizzazioni della Lega («se fanno questo accordo, il Nord può insorgere», ha avvertito Giorgetti) e con le fratture parallele apertesi in casa dei democratici e del Movimento, non sembra deporre a favore di una soluzione positiva. Mattarella ne è consapevole, anche se non si rassegna

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