27 aprile 2018 - 23:09

L’ipotesi di un governo di «responsabili» (anche per fermare l’aumento dell’Iva)

L’ipotesi di un governo con tutti dentro per gestire Stabilità e legge elettorale

di Francesco Verderami

shadow

Il copione della trattativa tra grillini e democratici sembra somigliare a quello scritto da grillini e centrodestra: il rischio è che il finale sia lo stesso. Se così fosse, sarebbe però sbagliato immaginare che il sipario della legislatura cali in settembre. I partiti già sanno che il Colle li metterebbe davanti a un diverso canovaccio. E si preparano a recitarlo. Certo, al momento c’è da capire se e come andrà avanti il dialogo tra M5S e Pd, tenendo presente che il fallimento potrebbe verificarsi anche dopo l’avvio di una formale trattativa. Se così fosse, comunque il capo dello Stato avrebbe ancora una carta da usare. È chiaro che non c’è nulla di deciso, in quel caso tutto sarebbe in divenire, siccome si tratterebbe di una situazione d’emergenza. Dunque non avrebbe senso prefigurare oggi uno schema di governo, anche perché prima andrebbe costruita una maggioranza capace di sostenerlo.

Già, ma quale? Dai verbali delle consultazioni al Quirinale emerge un tema che ha unito le forze politiche, senza distinzioni: è il tema della «responsabilità verso il Paese», che ogni leader ovviamente ha declinato a proprio vantaggio. Ma è proprio a quel minimo comun denominatore che Mattarella potrebbe rifarsi prima di sciogliere le Camere, per inchiodare tutti alle loro «responsabilità verso il Paese». Non c’è partito che non abbia esaminato la questione, prevedendo la possibile mossa del Colle: dai grillini (che riservatamente ne fanno cenno), fino a Berlusconi (che pubblicamente ne fa mostra), passando per Pd, Fratelli d’Italia e Lega. Due settimane fa Giorgetti introdusse l’argomento, dicendo che «bisognerà ragionarci sopra quando sarà il momento». E l’altro ieri su Radio Uno il capogruppo del Carroccio al Senato ha spiegato l’iter: «Se il tentativo tra M5S e Pd dovesse fallire, la parola tornerebbe al capo dello Stato». Mischiato tra altre ipotesi, Centinaio ha inserito — e non a caso — il «governo del Presidente»: «Se verrà intrapresa quella strada o si andrà al voto subito oppure si andrà verso un governo che dovrà affrontare la legge elettorale e portare alle elezioni l’anno prossimo». Ecco la vera opzione di Mattarella: qualora non dovessero formarsi maggioranze politiche, il Quirinale proverebbe a costruire la «maggioranza della responsabilità», per non scivolare disordinatamente verso il voto in autunno, per evitare l’esercizio provvisorio e il conseguente aumento dell’Iva che fa parte delle clausole di salvaguardia firmate in Europa. Al Colle sono note le posizioni dei partiti in materia: Berlusconi considera il «governo del presidente» l’unica subordinata al «governo del centrodestra»; il Pd ha fatto sapere per tempo che «se ci staranno tutti ci staremo anche noi».

Restano M5S e Lega. Formalmente Di Maio e Salvini hanno dichiarato la loro avversità a qualsiasi ipotesi istituzionale, ed è chiaro che senza di loro non ci sarebbero possibilità di realizzarla. Ma dinnanzi a un passaggio drammatico, il Quirinale avrebbe strumenti e argomenti molto convincenti. In fondo, in queste consultazioni il capo dello Stato ha offerto a entrambi l’occasione di realizzare i loro disegni di governo senza nemmeno esporli a un pre-incarico, che li avrebbe bruciati e consegnati al fallimento: pertanto, se venisse consumata ogni soluzione politica, potrebbe chiedere a entrambi un contributo di responsabilità per il Paese. A meno che entrambi non decidessero di assumersi la responsabilità delle elezioni davanti al Paese... Perciò i toni ultimativi di questi giorni vanno annoverati come mosse tattiche, in attesa di verificare la sorte dello schema M5S-Pd. Qualora fallisse, i partiti già mettono nel conto che — nel giro di consultazioni al Quirinale — il capo dello Stato potrebbe metterli davanti all’opzione della «maggioranza di responsabilità». «Lì stiamo andando», ammette il capogruppo di FdI Rampelli: «Si sapeva che sarebbe stata la soluzione prevedibile». «E se Mattarella chiamasse, in quel caso non potremmo dire no», sussurrano autorevoli esponenti di M5S. Ecco il motivo per cui ieri — riprendendo la proposta della Meloni — anche Salvini ha accennato alla necessità di riformare la legge elettorale. Tutti si preparano a rispondere a Mattarella. D’altronde, se è vero che un governo non può avere l’etichetta di scadenza incorporata, è altrettanto vero che grillini e leghisti avrebbero la possibilità di staccare in ogni momento la spina della legislatura. E dopo il varo di una legge di Stabilità light, con cui evitare l’aumento dell’Iva, ogni momento sarebbe buono. Magari dopo aver riformato il sistema di voto. Non è Salvini a dire che «bastano due settimane»?

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT