12 dicembre 2018 - 10:17

Fattura elettronica, le proteste di FdI e Forza Italia: «Pregiudizio su partite Iva»

«L’impressione è che non sia il governo ma l’agenzia delle entrate a dare l’indirizzo». «Si dà per scontato che tutti abbiano un pc e internet». Oggi la mobilitazione guidata da Giorgia Meloni

di Franco Stefanoni

Giorgia Meloni al gazebo per la raccolta firme contro fatturazione elettronica e Global compact (Imagoeconomica) Giorgia Meloni al gazebo per la raccolta firme contro fatturazione elettronica e Global compact (Imagoeconomica)
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Aumentano le critiche e le proteste dei partiti contro l’introduzione obbligatoria nel 2019 della fattura elettronica. Voluta per semplificazione amministrativa e per contrastare le false fatturazioni, la cosiddetta e-fattura è finita nel mirino a causa dei costi di gestione e dei passaggi burocratici che provocherebbe. Fratelli d’Italia ha avviato una raccolta firme per proporre una petizione (insieme a quella contro il Global compact dell’Onu) e organizzato una mobilitazione davanti a Montecitorio, con la leader Giorgia Meloni, al motto: «Tutti sotto il Parlamento per dire No alla fatturazione elettronica». È stato calcolato che la fattura elettronica coinvolgerà circa 3 milioni di partite Iva, per un gettito previsto di 1,9 miliardi. Sono stati esentati gli operatori in regime di vantaggio, regime forfettario, i piccoli produttori agricoli, i medici e i farmacisti. In pratica, il fornitore fattura, il documento passa attraverso il Sistema di interscambio (Sdi), passa per l’Agenzia delle entrate e arriva al cliente. «Si dà per scontato che tutti abbiano un computer e lo sappiano usare», ha detto Meloni, «che tutti abbiano una connessione internet efficiente e che i sistemi previsti per la generazione della e-fattura siano privi di criticità». Ma così non è, a parere della leader di FdI al Giornale. Anche Forza Italia è contro. Secondo il deputato Alessandro Cattaneo: «C’è disagio ed esasperazione da parte degli imprenditori per una ulteriore forma di controllo verso chi è già controllato, per il pregiudizio che c’è verso le partite Iva e i piccoli artigiani. L’impressione è che non sia il governo ma l’Agenzia delle entrate a dare l’indirizzo». Per la collega Anna Maria Bernini: «Basterebbe rinviare tutto al 2020, ci aspettiamo risposte dalla Lega, altrimenti denunceremo ovunque, in Parlamento, nelle piazze, la cultura anti-impresa di questo governo».

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