16 giugno 2018 - 22:03

Ora Conte accelera sui migranti: «Lotteremo contro questo business»

Il premier e la strategia leghista: «Modi diversi, stesso obiettivo»

di Marco Galluzzo

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«Fra me e Salvini non c’è alcuna divisione, c’è totale unità, ognuno ha i suoi modi, ma gli obiettivi politici sono perfettamente condivisi». Giuseppe Conte, alla fine di una settimana movimentata sul fronte immigrazione, densa prima di uno scontro diplomatico aperto con la Francia e poi culminata nella riconciliazione, sostanziale e mediatica, con il presidente francese Emmanuel Macron, ci tiene a precisare alcune cose. In primo luogo quella sul presunto stacco, o subalternità, secondo i detrattori, rispetto all’attivismo del vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Su questo punto, raccontano nel suo staff, forse ci vorranno alcuni giorni, forse settimane, ma alla fine sarà chiaro che il governo si muove perfettamente unito nelle sue componenti, quella di estrazione pentastellata e quella leghista. Se vogliamo Conte è la «faccia istituzionale» di un indirizzo politico che Salvini sviscera in modo mediatico da par suo. Del resto il faro di entrambi resta il contratto siglato dalle due forze politiche dopo il voto, «e nel contratto non c’è soltanto la lotta all’immigrazione clandestina, in modo generico, ma anche al traffico e al business delle Ong, che le gira intorno», dicono a Palazzo Chigi.

Da questo punto di vista il presidente del Consiglio e Matteo Salvini finora hanno sempre condiviso ogni decisione, e di sicuro condividono obiettivi e risultati che si vogliono ottenere nel medio e lungo periodo. Uno di questi è proprio troncare «il business dei migranti», aggiungono a Palazzo Chigi, ovvero la dinamica secondo cui diverse Ong che battono bandiera olandese o tedesca o di un altro Paese, «e che si nascondono dietro un’immagine umanitaria, finiscono con il favorire di fatto l’immigrazione clandestina, portando sulle nostre coste in primo luogo migranti economici, proprio quelli per i quali, non solo per il nostro governo ma anche per Macron e tanti altri, deve essere sbarrato l’accesso sul territorio europeo».

Le sfumature

Insomma dietro alcune sfumature diverse, dietro a quelle che a tanti sono parse come fughe in avanti di Salvini, capaci di anticipare o dettare una linea, raccontano ancora nel governo, non c’è alcun tipo di scontro interno, o di criticità: «Del resto proprio ai 5 Stelle, e dunque anche al presidente del Consiglio, sta a cuore il punto del contratto dove si dice che il governo combatterà il business dei migranti». Tradotto, come ha detto Conte di fronte a Macron, all’Eliseo, l’Italia per il futuro metterà in atto quella «flessibilità» che consentirà di coniugare diritti umanitari, sicurezza delle persone in mare, ma anche assunzione di responsabilità da parte delle Ong, il che può significare anche porti italiani chiusi per una seconda, una terza volta, e così via.

Lo scontro

Il paradosso è che con la Francia si è consumato uno scontro proprio sugli stessi principi che Parigi attua da anni: frontiere rigidamente chiuse per i migranti economici. Parigi è infatti sotto accusa da parte delle Ong francesi. Ma a Palazzo Chigi fanno questi conti: «Non è più possibile consentire a questi taxi umanitari di sbarcare sulle nostre coste più del 90% di migranti che non hanno alcun diritto, che non possono nemmeno chiedere asilo. Per quelli che hanno un vero diritto siamo infatti ben al di sotto del 10%». Resta inalterato «l’obiettivo di tutto il governo di riportare nei loro Paesi quelle centinaia di migliaia di clandestini che attualmente sono sul nostro terri-torio».

La prospettiva

Infine, in prospettiva rispetto al Consiglio europeo di fine mese, il progetto è quello esplicitato, in parte, da Conte all’Eliseo: hot-spot nei Paesi di transito, come è stato fatto due anni fa con la Turchia, che in tutto riceverà 6 miliardi di euro da parte dell’Unione, dunque di tutti i Paesi, per tenere chiusa la rotta siriana e del Medio Oriente. Allora lo volle la Merkel. Oggi Conte e Salvini provano a chiedere altrettanto per la rotta africana, o almeno lo stesso modello. Bisognerà vedere se gli altri Stati, a cominciare dalla Francia, saranno disponibili concretamente ad aprire il portafoglio, un’altra volta.

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