19 giugno 2018 - 00:26

Censimento Rom, i paletti di Di Maio a Salvini: deve rispettare il contratto. Interviene anche il premier Conte

La 5 Stelle Nugnes: «Il sovranismo portò al fascismo». Il leghista: la gente con me

di Emanuele Buzzi e Marco Cremonesi

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Muri e paletti. La giornata tra Cinque Stelle e Carroccio è segnata dall’alta tensione sulla vicenda rom (e sulle esternazioni di Matteo Salvini): l’attacco e poi la precisazione. Da un lato, appunto, il muro del ministro dell’Interno sui rom, dall’altro la rassicurazione di Luigi Di Maio ai suoi, che suona però come un monito per l’alleato di governo: «Finché resteremo nel contratto non ci sarà nessuna tensione». In realtà la giornata è segnata da una certa insofferenza nel Movimento, che nel quartier generale leghista imputano agli ultimi sondaggi: le intenzioni di voto, infatti, ipotizzano un sorpasso del partito di Salvini sui 5 Stelle. La frase sul censimento dei rom è solo un tassello.

L’intervento di Fico

A rendere l’idea del quadro, sia pure su un fronte diverso, c’è anche la dichiarazione del presidente della Camera Roberto Fico in tema di immigrati: «Bisogna ridiscutere il regolamento di Dublino, e occorre farlo con la Francia e la Germania mettendo fuori le posizioni estreme di Orbán che non vuole le quote. Ma chi non vuole le quote deve avere le multe. Quindi, se Orbán non vuole le quote, deve essere multato». Gli ortodossi vicini a Fico dicono che l’intervento sia un assist anche per la Lega che chiede il rispetto delle quote. Peccato soltanto che il premier ungherese sia considerato dal leader leghista un fondamentale alleato internazionale.

La chiamata del premier

Nel governo l’idea è quella di non spargere ulteriore benzina sul fuoco e, dopo l’intervento di Salvini, si muove anche il premier Giuseppe Conte, impegnato ieri a Berlino nel bilaterale con Angela Merkel. Il presidente del Consiglio chiama il ministro dell’Interno. Il leader leghista chiarisce: «Nessuna schedatura». «Ho precisato quello che mi sembrava ovvio: è una cosa destinata a salvaguardare i bambini», dice Salvini. Ma il leader della Lega non ha intenzione di arretrare dalla sua linea e lo chiarisce con un aneddoto: «Ero sull’aereo con un italiano che vive in Svizzera e mi ha detto: “Grazie, perché mi hanno sempre preso in giro mentre ora c’è un governo che sa farsi rispettare”». Come a dire che il segretario leghista sente il sostegno popolare. E i rapporti con i Cinque Stelle? Salvini stempera le tensioni. «Ho sentito via messaggi Bonafede e Toninelli, sentirò Fraccaro». E prosegue: «Non c’è da preoccuparsi, questo è certamente un momento di grande visibilità perché i temi caldi sono i nostri, ma verrà il momento di parlare anche di Fornero, Jobs Act, Alitalia e in quel frangente sarà più visibile senza dubbio il Movimento».

I temi

Di Maio preme proprio per portare quegli argomenti in primo piano. E tra i Cinque Stelle c’è chi fa notare come oltre al tema dei migranti siano stati posti da Conte alla ribalta europea anche povertà e disoccupazione, ossia i cardini che rendono necessario secondo i pentastellati il reddito di cittadinanza. «Presto si parlerà di occupazione», ribattono i Cinque Stelle. Il ministro del Lavoro vedrà il suo omologo tedesco in Lussemburgo giovedì per chiedere una collaborazione sulla revisione dei centri di impiego. Primi passi. Di Maio preferisce glissare sui rom, si limita a una dichiarazione stringata. «Mi fa piacere che Salvini abbia smentito qualsiasi ipotesi di censimento, registrazione o schedatura, se una cosa non è costituzionale non la si può fare». Il capo politico pentastellato rimane concentrato sui suoi temi: «Il Jobs Act va rivisto, sto mettendo a punto una riforma delle pensioni d’oro», puntualizza il capo politico.

Nel Movimento

Ma nel Movimento non mancano le prese di posizione. Soprattutto al Senato, dove i numeri del governo sono più esigui. «Il sovranismo esasperato portò al fascismo e la Costituzione è la base di una democrazia per la pace fondata sulla costruzione delle relazioni internazionali», attacca via Facebook Paola Nugnes. Nicola Morra, invece, puntualizza: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». L’inner circle dei Cinque Stelle si mostra fiducioso che le tensioni non diventino increspature nell’asse di governo. «Non ci sono motivi per mettere in dubbio l’esecutivo». E a mettere a tacere la linea del dissenso ci pensa Alfonso Bonafede, che interviene a Otto e mezzo su La7: «Quello che mi interessa sono le azioni del governo». E ancora: «Il ministro Salvini è più esposto perché in questo momento c’è il problema immigrazione. Gli italiani vogliono sapere se il ministro sta lavorando bene. Dal mio punto di vista sì».

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