5 luglio 2018 - 22:53

Pressing di Salvini sul caso fondi. Bonafede: le sentenze si rispettano

Sequestro di 49 milioni, contatti della Lega per salire al Colle. La replica: il presidente ne è all’oscuro. Il procuratore Cozzi: «Salvini? Mi sta pure simpatico, gli auguro ogni bene. Qui non c’è nulla di politico»

di Dino Martirano

Matteo Salvini (Afp) Matteo Salvini (Afp)
shadow

Sull’incontro al Colle, immaginato da Matteo Salvini per denunciare «l’attacco alla democrazia» operato dai giudici con «una sentenza politica della Cassazione», le versioni della Lega e del Quirinale prendono direzioni diametralmente opposte. «Sono in corso contatti tra la Lega e il Quirinale e al rientro dalla sua missione in Lituania ci sarà la possibilità di individuare una data per l’incontro» con il capo dello Stato chiesto da Matteo Salvini, comunica nel tardo pomeriggio l’instancabile macchina della comunicazione del Carroccio. Passano alcune decine di minuti e da Vilnius arriva una smentita che, in tempi normali, non ammetterebbe repliche: «Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è all’estero ed è all’oscuro di qualunque contatto», afferma una fonte qualificata della delegazione al seguito del capo dello Stato.

«Scenari da Seconda Repubblica»

Quando è sera, dopo l’escalation delle ultime 48 ore, la Lega insiste — anche con questo ultimo strappo — per voler trasferire a tutti i costi nel perimetro del Quirinale la vicenda giudiziaria che ha investito il partito di Umberto Bossi, e poi di Matteo Salvini, cui la Cassazione chiede di restituire allo Stato 49 milioni di contributi elettorali percepiti illecitamente, tra il 2008 e il 2010, quando alla guida del Movimento c’era il «Senatùr». Per il Guardasigilli Alfonso Bonafede (M5S), la sentenza va rispettata come tutte le altre: «Tutti devono potersi difendere fino all’ultimo grado di giudizio poi, però, le sentenze vanno rispettate, senza evocare scenari che sembrano appartenere alla Seconda Repubblica». Ma il ministro dell’Interno Salvini, davanti alle parole del collega grillino che arrivano dopo i forti malumori espressi dal Csm e dall’Anm, reagisce con stizza: «Bonafede? Con tutte le cose importanti a cui sto lavorando, onestamente questa è quella che mi interessa di meno». E pure tra i parlamentari della Lega cresce l’irritazione nei confronti dei grillini: «Ecco, dopo averli difesi nel caso Lanzalone...».

Il pm: «Come con chiunque»

Nell’interpretazione della Lega, la sentenza della Cassazione (che ora apre un’autostrada alla Procura di Genova titolare dell’inchiesta sui fondi della Lega per la quale sono già stati condannati per truffa Bossi e l’ex tesoriere Belsito) «è frutto di un atteggiamento da regime», insiste Salvini. Ma da Genova il procuratore Francesco Cozzi fornisce una risposta semplice: «Salvini? Mi sta pure simpatico, gli auguro ogni bene. Qui non c’è nulla di politico. Stiamo operando come avremmo fatto con qualsiasi altro partito». In realtà, se la magistratura dovesse recuperare anche una parte di quei milioni, la Lega si troverebbe nella condizione di non poter condurre una campagna elettorale efficace per le Europee 2019 e tanto meno per le politiche anticipate qualora Salvini fosse tentato di staccare la spina al governo Conte. Ecco perché il segretario punta ogni sua carta sull’incontro con il capo dello Stato: «Al presidente chiederò di essere il garante della Costituzione e della democrazia». Quattro senatori del Pd (Mirabelli, Parrini, Misiani e Collina) hanno già chiesto al ministro Bonafede di riferire in Aula sull’«attacco contro i magistrati» nel quale si è avventurato Salvini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT