7 luglio 2018 - 10:05

Mattarella riceverà Salvini lunedì, ma «il colloquio non sarà sui magistrati»

Il Quirinale riceverà il vicepremier lunedì alle 12, ma non si parlerà della decisione della Cassazione sul sequestro dei fondi della Lega

di Marzio Breda

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Lo riceverà, a mezzogiorno di domani, ma solo nella sua veste di «vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno». Non in quella di personalità politica che denuncia un complotto giudiziario «per mettere fuori legge la Lega» attraverso il sequestro preventivo di tutti i conti del partito (fino alla cifra record di 49 milioni di euro) ordinato da una sentenza della Cassazione. Deve dunque essere chiaro che «sono ovviamente escluse dall’oggetto del colloquio valutazioni o considerazioni su decisioni della magistratura».

È telegrafica e va dritta al punto la nota con cui il Quirinale ha annunciato ieri il faccia a faccia tra Sergio Mattarella e Matteo Salvini. Il capo dello Stato, dopo aver subìto un pedinamento virtuale in ogni tappa del suo viaggio nei Paesi Baltici per «un appuntamento urgente», una volta rientrato a Roma, l’altra sera, ha affrontato la questione. La richiesta d’incontro del «capitano» leghista, sbandierata sul web e in tv, ma mai formalizzata, era finalmente giunta al destinatario. E poteva dunque esser presa in esame. Prevedibile il modo in cui la faccenda è stata risolta, attraverso una serie di contatti tenuti dal sottosegretario a Palazzo Chigi, e grande mediatore, Giancarlo Giorgetti. Il quale si è rivelato decisivo nel favorire la decantazione di toni e pretese politiche.

A lui i consiglieri del Quirinale hanno spiegato come il presidente non possa, e non voglia, esser coinvolto in polemiche sulle toghe, specie se le si accusa di prendere provvedimenti «politici». Perché questo confliggerebbe con due principi imprescindibili per chi ricopre il suo ruolo: garantire l’indipendenza della magistratura e la non interferenza tra poteri dello Stato. Riserve rafforzate dalle tensioni cresciute dopo le prime sortite di Salvini, seguite da duri scambi d’accuse di Pd e Anm contro il ministro dell’Interno, mentre qualcuno si chiedeva che posizione avrebbe assunto Mattarella.

Il presidente in realtà non ha mai avuto alternative. Neanche quando il segretario della Lega si è fatto più cauto, correggendo le motivazioni della sua iniziativa. Così, è passato dalla denuncia di «un attacco alla democrazia» con verdetti «come non se ne vedono nemmeno in Turchia», a porre, con sfoghi stavolta più accorati che aggressivi, un problema di agibilità politica per il partito. Avvertendo che la sentenza della Corte di cassazione impedirebbe al Carroccio di mantenere le proprie strutture, di pagare gli stipendi, di organizzare campagne elettorali e persino, chissà, di prender parte alle consultazioni europee del 2019…

Un quadro catastrofista e arcipolemico che, essendosi adeguato al perimetro istituzionale fissato dal Quirinale per il colloquio, Salvini dovrà riservare ai comizi. Ci si è rassegnato, del resto. Lo lascia capire il suo ultimo messaggio ieri mattina su Instagram: «Lunedì incontrerò Mattarella. Avrò il piacere di spiegargli le tante cose fatte nel mio primo mese da ministro, per mantenere le promesse, difendere i confini, proteggere gli italiani e riportare ordine, rispetto e tranquillità in Italia».

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