7 luglio 2018 - 16:09

Il Pd sull’orlo di una crisi di nervi. E Giachetti: «Primarie non in autunno? Un errore imperdonabile»

«Non si può aspettare di fare un congresso fino a che non si sa chi vince»

di Maria Teresa Meli

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Il re è nudo: è toccato a Roberto Giachetti dire la verità e rompere il velo del finto unanimismo che ha avvolto l’Assemblea nazionale. Poche frasi che fotografano bene quello che è successo: «Stiamo facendo un errore imperdonabile. Avete fatto un accordo per impedire che le primarie si facessero in autunno. Non si può aspettare di fare un congresso fino a che non si decide chi vince».

Già, perché il compromesso che ha unito tutti, o quasi, e che va bene a Zingaretti, ma anche a Renzi, è stato quello di decidere di indire le assise nazionali a cavallo tra febbraio e marzo. Il governatore del Lazio non era pronto prima, i renziani non hanno ancora un candidato, gli altri devono capire che cosa vogliono e Martina ha accettato di fare quello che aveva detto di non voler fare, cioè il «segretario yogurt con data di scadenza».

Nel Pd, dove ormai anche i rapporti personali sono ridotti ai minimi termini, si fa finta di andare d’accordo e si punta su un congresso prestabilito a tavolino. Ma ormai diventa sempre più difficile governare un partito sull’orlo della crisi di nervi. Zingaretti è indubbiamente in campo e ha lasciato intendere con chiarezza che il suo obiettivo è tagliare il cordone ombelicale del Pd con Renzi. Di contro, i sostenitori dell’ex segretario cercano di convincere un sempre riottoso Delrio. E Cuperlo lascia intendere di volersi candidare anche lui. Sulla carta Zingaretti ha più chances di tutti. Ma è il Pd che, nel frattempo, rischia di non averne più.

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