Il retroscena
Il Pd sull’orlo di una crisi di nervi. E Giachetti: «Primarie non in autunno? Un errore imperdonabile»
«Non si può aspettare di fare un congresso fino a che non si sa chi vince»
Il re è nudo: è toccato a Roberto Giachetti dire la verità e rompere il velo del finto unanimismo che ha avvolto l’Assemblea nazionale. Poche frasi che fotografano bene quello che è successo: «Stiamo facendo un errore imperdonabile. Avete fatto un accordo per impedire che le primarie si facessero in autunno. Non si può aspettare di fare un congresso fino a che non si decide chi vince».
Già, perché il compromesso che ha unito tutti, o quasi, e che va bene a Zingaretti, ma anche a Renzi, è stato quello di decidere di indire le assise nazionali a cavallo tra febbraio e marzo. Il governatore del Lazio non era pronto prima, i renziani non hanno ancora un candidato, gli altri devono capire che cosa vogliono e Martina ha accettato di fare quello che aveva detto di non voler fare, cioè il «segretario yogurt con data di scadenza».
Assemblea pd, dalla maglietta rossa di Zingaretti alla mise della Pinotti
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Assemblea pd, dalla maglietta rossa di Zingaretti alla mise della Pinotti
Nel Pd, dove ormai anche i rapporti personali sono ridotti ai minimi termini, si fa finta di andare d’accordo e si punta su un congresso prestabilito a tavolino. Ma ormai diventa sempre più difficile governare un partito sull’orlo della crisi di nervi. Zingaretti è indubbiamente in campo e ha lasciato intendere con chiarezza che il suo obiettivo è tagliare il cordone ombelicale del Pd con Renzi. Di contro, i sostenitori dell’ex segretario cercano di convincere un sempre riottoso Delrio. E Cuperlo lascia intendere di volersi candidare anche lui. Sulla carta Zingaretti ha più chances di tutti. Ma è il Pd che, nel frattempo, rischia di non averne più.