9 luglio 2018 - 07:01

Salvini oggi da Mattarella, ecco la strategia: «Senza soldi, la Lega sarà paralizzata»

Il caso dei 49 milioni: il leader non parlerà della sentenza ma delle conseguenze. L’ipotesi che al Colle salga anche Giancarlo Giorgetti

di Dino Martirano

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ROMA — In vista dell’incontro fissato alle 12 tra il presidente della Repubblica e il ministro dell’Interno, i paletti sono stati piantati. In primo luogo dal Quirinale che «ovviamente» esclude «dall’oggetto del colloquio valutazioni o considerazioni su decisioni della magistratura». E anche da Matteo Salvini che, dopo giorni di toni altissimi contro la sentenza della Cassazione sul via libera al sequestro dei fondi della Lega per un massimo di 49 milioni, ha ufficialmente scelto un «basso profilo» e si avvia a salire sul Colle armato di apparenti buone intenzioni: «Avrò il piacere di spiegare al presidente Mattarella le tante cose fatte nel mio primo mese da ministro...».

Ma tra un paletto e l’altro — ragionano nella sala comando della Lega, sottolineando i «buoni rapporti personali tra il presidente e Salvini» — si deve pur aprire uno spazio di interlocuzione affinché il vicepremier possa «cambiare giacca in corso d’opera» per indossare quella da segretario federale di un partito. Della Lega, appunto, che ora rischia di trovarsi senza fondi e, dunque, nell’impossibilità di svolgere il compito affidatole dagli elettori il 4 marzo. Così, considerato che a Mattarella verrebbe rappresentato un «problema delicatissimo», non è escluso che al Quirinale vada anche il grande rifinitore Giancarlo Giorgetti insieme a Salvini.

Certo, a ben guardare i tanti precedenti negli archivi del Quirinale, i ministri di solito vanno da soli ai colloqui con il presidente ma, poi, se arrivano in due nessuno viene messo alla porta. Il ragionamento «delicatissimo» che il ministro-segretario avrebbe intenzione di rappresentare al presidente Sergio Mattarella non può partire dalla sentenza della Cassazione ma potrebbe girare intorno alle conseguenze che questa sta per creare: «Certo, non si parlerà della sentenza, ingiusta per la Lega, ma il problema degli effetti e delle ricadute di quella decisione non può essere eluso», ragionano ai piani alti della Lega.

In altre parole, Salvini, che ha interrotto la grancassa contro «il grave attacco alla democrazia» attribuito ai magistrati, passerebbe ora a sussurrare al presidente i contorni del «dramma» in cui si troverebbe la Lega «se davvero si intendono sequestrare tutti i conti correnti» del partito: «In quel caso, non si potrebbe più comprare una penna, pagare gli stipendi dei dipendenti e gli affitti, organizzare le feste del partito...In pratica le attività politiche sarebbero azzerate...E questo problema non può essere eluso».

Al Quirinale, la linea stabilita è quella della «massima disponibilità», senza però cedimenti davanti a eventuali e reiterati attacchi alla magistratura. «Massima disponibilità» anche perché è pure «auspicabile» un incontro tra il capo dello Stato e il responsabile del Viminale con tutto quello che bolle in pentola sull’immigrazione alla vigilia del vertice di Innsbruck tra i ministri dell’Interno Ue. Resta da vedere, però, oggi quanto tempo Salvini resisterà con la giacca da ministro dell’Interno. Prima di indossare quella da segretario federale della Lega.

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