24 luglio 2018 - 11:41

Migranti, Salvini contro l’Ue
«L’Italia non vuole elemosina»

Anche Conte dice no ai fondi: «Ma molti aspetti del piano di Bruxelles sono interessanti perché vanno incontro alle richieste italiane». Il Viminale: a Roma zero campi rom.

di Fabrizio Caccia

Matteo Salvini (Imagoeconomica) Matteo Salvini (Imagoeconomica)
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Roma «Se vogliono dare soldi a qualcun altro lo facciano, l’Italia non ha bisogno di elemosina», così Matteo Salvini boccia l’ultima proposta della Commissione europea: 6 mila euro per ogni migrante accolto. Il ministro dell’Interno su Twitter rilancia l’hashtag #primagliitaliani e aggiunge: «L’Italia ha bisogno di dignità. Ce la stiamo riprendendo». Anche il premier Giuseppe Conte respinge l’idea di Bruxelles: «La solidarietà europea non ha prezzo — sottolinea —. Non è mai stata questa l’impostazione italiana, noi non ne abbiamo mai fatto una questione di soldi. Non è una logica corretta ridurre tutto allo schema “ce ne occupiamo noi-ci date i soldi” oppure “se ne occupa uno Stato singolo-si prende i soldi” con gli altri Paesi invece totalmente indifferenti a quello che succede». Conte l’ha sempre sostenuto: chi sbarca in Italia, sbarca in Europa. Serve, innanzitutto, la condivisione dell’accoglienza. Anche perché, avverte il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, appena tornata da un viaggio in Tunisia e Libia, «immigrazione incontrollata e terrorismo sono due facce della stessa medaglia. Sappiamo che esiste un rischio, seppur minimo, che attraverso l’immigrazione incontrollata possano arrivare jihadisti...».

Il premier Conte giudica comunque «interessanti» molti aspetti del piano presentato ieri da Bruxelles, perché vanno «incontro a quello che l’Italia aveva richiesto» nel Consiglio europeo di fine giugno, come la costituzione di una «cabina di regia» per la ripartizione tra i vari Paesi (sempre su base volontaria) dei migranti. Nel dettaglio, la Commissione europea, nel suo «documento di discussione» che oggi finirà sul tavolo del Coreper, la riunione degli ambasciatori dei 28 Stati Ue, propone non solo incentivi di 6 mila euro per ogni richiedente asilo soccorso che venga accolto, ma anche di 10 mila euro per ogni rifugiato ricollocato, ovvero spostato dal Paese di sbarco a un altro. Prima di essere accolti, comunque, i migranti dovranno passare per i «centri controllati» che saranno istituiti nell’Unione. Le nuove strutture, pensate per distinguere chi ha diritto a chiedere asilo in Europa rispetto ai migranti economici da rimandare indietro, saranno affiancate da «piattaforme di sbarco» in Paesi terzi, probabilmente in Nord Africa.

La Commissione sottolinea, infine, che l’Ue metterebbe a disposizione dei Paesi disposti ad aprire i loro porti alle navi di salvataggio delle «squadre di sbarco», formate da guardie di frontiera, interpreti, agenti specializzati nei rinvii di migranti irregolari ed esperti in procedure di asilo. Più volte Matteo Salvini ha però già detto di voler procedere in maniera del tutto diversa. Entro l’estate vorrebbe far approvare il decreto — i tecnici del Viminale sono al lavoro da un paio di settimane — che si basa su 2 punti fondamentali: via la protezione umanitaria (per chi non ha diritto all’asilo politico o alla protezione sussidiaria, riconosciuta a chi andrebbe incontro a pena di morte o tortura qualora tornasse nel Paese d’origine) e l’istituzione di centri di identificazione ed espulsione (Cie), uno per ogni regione. Già l’ex ministro Marco Minniti li aveva riaperti, in verità, riuscendo però a crearne solo 6 per la resistenza di sindaci e governatori, in primis della Lega.

Oggi, poi, il ministro dell’Interno incontrerà pure la sindaca di Roma Virginia Raggi, all’indomani del pronunciamento della Corte europea per i diritti dell’uomo che ieri ha sospeso lo sgombero, fino a venerdì 27 luglio, del Camping River, campo nomadi in via di chiusura, chiedendo alle istituzioni di indicare soluzioni per evitare che gli ex residenti restino per strada. «Ci mancava il buonismo della Corte europea per i diritti dei Rom», la chiosa del ministro Salvini, che sul problema nomadi a Roma (lo ha definito «un casino totale») sembra avere le idee chiarissime: «Il mio obiettivo è arrivare a zero campi rom, con le buone maniere, ma arrivare a quota zero».

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