26 luglio 2018 - 14:21

Figli di coppie gay, il ministro Fontana dice no al riconoscimento

Il responsabile del dicastero della famiglia in audizione in commissione contro la maternità surrogata: «È una pratica non consentita dalla legge e in conflitto con l’interesse del bambino». Il sottosegretario Spadafora: «Basta propaganda»

di Elena Tebano

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Un fermo no al riconoscimento delle famiglie gay, opposizione alla maternità surrogata — anche se fatta all’estero —, sostegno alla genitorialità eterosessuale, introduzione degli accordi prematrimoniali, un riordino delle normative sui disabili che porti a un «Codice della disabilità». È il programma politico del ministro della Famiglia e della Disabilità Lorenzo Fontana, che lo ha presentato in un'audizione alla commissione per gli Affari sociali.

Fontana è tornato a ribadire di non voler riconoscere i figli delle coppie gay («le famiglie gay non esistono» aveva detto in un’intervista al Corriere della Sera che aveva suscitato molte polemiche), soprattutto se nati grazie alla maternità surrogata. «Rilevo come l'attuale assetto del diritto di famiglia non possa non tenere in conto di cosa sta accadendo in questi ultimi mesi in materia di riconoscimento della genitorialità, ai fini dell'iscrizione dei registri dello stato civile di bambini concepiti all'estero da parte di coppie dello stesso sesso facendo ricorso a pratiche vietate dal nostro ordinamento e che tali dovrebbero rimanere» ha detto il ministro. Ma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle pari opportunità ed ai giovani, Vincenzo Spadafora, frena Fontana invitandolo «a fermare la propaganda ed aprire un dialogo culturalmente serio, di riflessione e di discussione, per evitare che il nostro Paese torni 10 anni indietro, contravvenendo anche alle indicazioni della Corte Costituzionale».

Un’espressione un po’ criptica, che fa riferimentoal riconoscimento dei figli di coppie di uomini italiani nati all’estero (prevalentemente in Canada e California) grazie alla gestazione per altri arrivato in Italia prima per via giudiziaria, con una sentenza della Corte di appello di Trento del 2017 (in autunno se ne occuperà la Corte di Cassazione) e poi per via politica per mano dei sindaci. A inaugurare i riconoscimenti amministrativi è stata quest’anno la sindaca di Torino Chiara Appendino dei 5 Stelle, che con Fontana sono al governo. A giugno Salvini dopo le esternazioni di Fontana sulle famiglie gay a giugno aveva detto che questi temi «non sono una priorità e non sono nel contratto di governo». Rispondendo a un’interrogazione parlamentare in merito, è tornato sulla questione con tutt’altri toni: «Il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà» è una delle questioni a cui «il governo darà voce e difesa in ogni sede» ha affermato. Salvini ha spiegato di aver chiesto all’Avvocatura dello Stato di «dare le sue valutazioni legali» prima di «definire linee di indirizzo che ho intenzione di diramare alle prefetture e agli enti locali interessati». Secondo il ministro dell’Interno «alcuni ufficiali di stato civile hanno correttamente opposto il diniego alle trascrizioni ritenendole contro la legge altri sono andati a mio avviso oltre le norme vigenti». Salvini però ha anche ammesso di dover tenere «conto dell’orientamento del Consiglio di Stato, volto ad escludere che il prefetto possa annullare l’atto del ufficiale dello stato civile in assenza di un’espressa previsione di legge». Significa cioè che i prefetti, e quindi il ministero dell’Interno da cui dipendono, non hanno il potere di annullare i riconoscimenti.

In serata ai ministri della Lega ha risposto il sottosegretario con delega alle Pari opportunità Vincenzo Spadafora «Su questi temi è necessario andare al di là delle battaglie identitarie, perché tutto questo incide realmente nella nostra società e coinvolge i più indifesi, i bambini. Non esistono infatti, bambini di serie A o di serie B, tutti devono essere tutelati —ha detto —. Per questo la Corte Costituzionale, con la sentenza 162 del 2014, ha superato il principio espresso dalla legge 40 del 2004, per il quale vi doveva essere coincidenza fra genitorialità biologica e genitorialità sociale». E ha spiegato che «Il preminente interesse del minore è l’unico principio che deve guidare tutte le scelte nella materia dello status familiare. Proprio per questo, secondo la giurisprudenza, è illegittimo il rifiuto dell’Ufficio di Stato Civile di iscrivere nei registri i bambini concepiti con tecniche di procreazione medicalmente assistita da coppie dello stesso sesso. Invito — ha concluso il Ministro Fontana a fermare la propaganda ed aprire un dialogo culturalmente serio, di riflessione e di discussione, per evitare che il nostro Paese torni 10 anni indietro».

Poi è intervenuto anche il vicepremier Luigi Di Maio: «Nel contratto di governo non ci sono queste materie — ha ricordato — perché non siamo d’accordo con la Lega. Il ministro Fontana ha espresso la sua opinione ma un ministro che dice che in Italia è illegale l’utero in affitto dice la verità». Di Maio ha poi aggiunto che «per quanto riguarda i bambini l’obiettivo è tutelarli, ma in questa legislatura non ci occuperemo di questa materia e non legifereremo». Infine le reazioni dei sindaci: «Torino è stata la prima città in Italia a riconoscere i figli di coppie dello stesso sesso, di questo siamo orgogliosi — ha rivendicato la prima cittadina torinese Chiara Appendino in un tweet —. Continueremo su questa strada, per garantire alle bambine e ai bambini il diritto di avere una famiglia in cui l’amore sia l’unica condizione necessaria». Mentre quello di Milano Beppe Sala ha invitato il ministro Fontana a «regolamentare queste situazioni» perché «quando i cittadini ti chiedono il riconoscimento di un diritto non puoi girarti dall’altra parte»

Fontana aveva anche annunciato misure a sostegno della maternità (per le coppie “tradizionali”): «Occorre rafforzare le misure già esistenti in materia di indennità di maternità, congedo parentale, congedo retribuito obbligatorio per il padre lavoratore. Tutto ciò affinché la maternità non rappresenti più una ragione di discriminazione sui luoghi di lavoro» ha detto. «Interventi mirati potranno anche essere adottati per l'estensione dell'Istituto del part-time alla fine della maternità, anche con riferimento al potenziamento dell'assegno di maternità di base per le madri disoccupate casalinghe che non beneficiano dell'indennità di maternità». Sì anche agli accordi prematrimoniali: «Mi sembra che sia arrivato il tempo per dotarsi di una serie di discipline sull’accordo prematrimoniale che siano volte a ridurre i contrasti di tipo essenzialmente economico tra i genitori nella fase di dissolvimento del vincolo». Infine Fontana ha dichiarato che «una volta definita la legge di bilancio per il 2019» intende lavorare a «un disegno di legge delega del Governo avente l'obiettivo di riordinare tutta la disciplina inerente ai temi della disabilità nelle loro diverse articolazioni, con il fine ultimo di redigere uno specifico Codice delle disabilità».

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