27 luglio 2018 - 09:04

Salvini sulla Tav: «Valutiamo costi e benefici». Il nodo dei rimborsi | Ma i 5 stelle non possono dire sì: ecco perché

Il ministro dell’Interno media sul blocco dell’Alta Velocità chiesto dal M5S

di Giuseppe Gaetano

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«Dal mio punto di vista sulla Tav occorre andare avanti, non tornare indietro». Matteo Salvini, ospite di Radio 24, frena sull’ipotesi di blocco dei lavori della linea ferroviaria Torino-Lione, che tra mille polemiche vanno avanti ormai da quasi 20 anni, aprendo una nuova crepa nel governo. Stavolta davvero profonda. Ma in serata intervenendo a una manifestazione politica in provincia di Parma assume una posizione più sfumata «Si deve fare un’analisi costi/benefici - spiega -: serve o no, costa di più bloccarla o proseguirla? Sarà questo il ragionamento per ogni opera». «La polizia - ha messo però in chiaro - continuerà ad arrestare chi lancia sassi contro i lavoratori».

Una analisi dei costi e dei benefici dovrebbe necessariamente tener conto di più fattori. A cominciare dalle penali per la rescissione del contratto fino a possibili sanzioni da parte della Ue che sta finanziando circa il 40% del cantiere. In serata un primo chiarimento è giunto proprio da Bruxelles. Nel caso in cui il governo italiano si ritirasse dalla Tav, la Commissione Ue ritiene che non possa essere imposta una penalità dal 2 al 10% e nemmeno che Roma possa essere esclusa da ulteriori finanziamenti infrastrutturali» hanno riferito alcune fonti. Roma, in questo caso dovrebbe restituire alla ue solo il prestito di 800 milioni già erogato. Ma vale la pena di ricordare che le controversie più pesanti, in caso di stop, nascerebbero con la Francia: al di là del confine i lavori della Tav sono già in fase molto avanzata, una rescissione dell’accordo da parte di Roma darebbe luogo a un arbitrato con Parigi che non si profila certo a buon mercato.

Il premier Giuseppe Conte sarebbe pronto infatti ad annunciare il no alla Tav, anche per far digerire agli elettori M5S il sì alla Tap: il contestato gasdotto del Salento finito al centro di un caso internazionale, con le salatissime penali che comporterebbe farlo saltare. Se venisse stoppata l’Alta Velocità, l’Italia rischierebbe di perdere oltre 2 miliardi di euro e il blocco dei fondi Ue fino al 2023. La Lega si è sempre dichiarata contraria allo stop al cantiere, nonostante l’alleato di governo ne abbia fatto una questione di principio. Di Maio ha più volte parlato anche in campagna elettorale, a proposito di entrambe le infrastrutture, come di «opere calate dall'alto senza ascoltare cittadini».

Palazzo Chigi: «Ancora nulla è deciso»

Due posizioni nettamente contrapposte, che Palazzo Chigi ha subito cercato di ricucire prendendo tempo: «Sulla Tav non c'è ancora una decisione definitiva, né valutazioni già effettuate». Il fascicolo non è ancora arrivato sul tavolo di Conte perché ancora al vaglio, in fase istruttoria, del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli; impegnato appunto in quella valutazione costi-benefici richiamata da Salvini. La soluzione, comunica la presidenza del Consiglio, rispetterà comunque gli accordi sottoscritti nel "contratto" Lega/5 Stelle, ovvero la revisione del progetto firmato a inizio anni '90 tra Italia e Francia. Il comitato francese Transalpine, che promuove la Tav, assiste «desolato» alla finestra: «Fatichiamo a vederci chiaro, c'è tanta confusione - dichiara il delegato generale, Stephane Guggino -: com'è possibile cambiare idea nel giro di 4 giorni?». «Una cosa è certa - avverte -, abbandonare il progetto costerà all'Italia tanti, tanti soldi» che dovrà rimborsare «senza nulla in cambio». Pur non essendoci penali in senso stretto, Ue e Francia potrebbero chiedere il risarcimento del miliardo e passa di costi fin qui sostenuti.

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