31 luglio 2018 - 22:24

Pd, lite su Lo Giudice
«Sostiene la maternità surrogata»

In tre lasciano dopo la sua nomina a responsabile dei diritti civili. L’ex senatore Pd: polemica strumentale

di Monica Ricci Sargentini

Sergio Lo Giudice Sergio Lo Giudice
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La decisione è di quelle pesanti. “Ho aderito al Pci nel 1976 perché difendeva la dignità umana che per me è stata sempre la priorità - dice Francesca Marinaro, ex parlamentare europea e ex senatrice -. Ora devo prendere atto che non è più così”. La nomina di Sergio Lo Giudice, uno dei volti storici del mondo Lgbt italiano, a responsabile del Dipartimento tematico dei diritti civili del Pd provoca le prime defezioni nel maggiore partito della sinistra. Tema dello scontro è la maternità surrogata di cui l’ex senatore è un convinto sostenitore tanto da esservi ricorso due volte insieme a MIchele Giarratano, al quale è unito civilmente. Troppo per le donne piddine che da anni si battono per l’abolizione universale della pratica. Ieri sera Marinaro, Francesca Izzo e Licia Conte, tra le fondatrici del Pd, hanno scritto al segretario Maurizio Martina: “Constatiamo con dolore che il nostro partito, sciogliendo ogni precedente ambiguità, ha fatto la sua scelta con l’affidare il Dipartimento diritti civili a una figura che ha fatto della battaglia per la legalizzazione dell’utero in affitto la propria bandiera identitaria. È stato inviato in tal modo agli iscritti, agli elettori e ai cittadini un messaggio inequivocabile: il Pd ritiene che una pratica inaccettabile rientri nel novero dei diritti civili”. La decisione era nell’aria.

Domenica scorsa Se Non Ora Quando Libere, l’associazione di cui fanno parte le tre donne, aveva sottoscritto insieme ad altre sigle femministe tra cui Arcilesbica Nazionale una lettera di protesta al Pd: “Sergio Lo Giudice rappresenta una versione distorta dei diritti civili ridotti a bella etichetta per pratiche neoliberali”. “E’ un uomo che non rispetta le posizioni degli altri - dice Cristina Gramolini, presidente di Arcilesbica - quando Arcigay ha cercato di espellerci dalla storica sede del Cassero di Bologna lui ci ha definito un’involuzione ideologica. Non mi sembra una buona premessa”. A chiarire la posizione del Pd è il coordinatore della segreteria Matteo Mauri: “La scelta di Sergio Lo Giudice è stata fatta per la sua autorevolezza nel mondo Lgbt, per il ruolo importante che ha avuto sulle Unioni Civili e per la sua lunga esperienza. È evidente che quando un partito sceglie di attribuire delle responsabilità interne non significa che faccia proprie tutte le opinioni dei singoli. Tra l’altro nessuno definisce da solo la posizione del PD. Tutti concorrono ma nessuno decide singolarmente quando si deve rappresentare le posizioni collettive. A maggior ragione su temi complessi e delicati come questi, su cui ci sono punti di vista anche molto diversi all’interno del PD. Sono gli organismi dirigenti a scegliere, non i singoli”.

Una linea confermata dall’ex senatore: “Mi sembra una polemica fuori luogo e strumentale. La Gpa è tema su cui il Pd ha assunto una posizione formale nel 2016 con una mozione votata da tutto il gruppo alla Camera in cui sostanzialmente su questo tema c’è una situazione molto articolata. E che avrei votato anche io se non fossi stato senatore. Rimane il fatto che bisogna tutelare i figli di due padri e di due madri”. Mauri invita le tre “dimissionarie” a ripensarci: “Spero veramente che non si traggano conseguenze affrettate. Tantomeno l’uscita dal PD. Perché prenderebbero spunto da una premessa infondata e perché, oggi più che mai, abbiamo bisogno del sostegno e del contributo qualificato di tutte e di tutti”.

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