3 maggio 2018 - 22:24

Di Maio: «Abbiamo 338 eletti, lotteremo su tutto»

Il leader dei % Stelle: «Tocca agli altri, sarà un’ammucchiata». Pronti a un no anche al presidente della Camera. Sibilia: «Il 32 per cento non può restare fuori dai giochi»

di Alessandro Trocino

Luigi Di Maio (Ansa) Luigi Di Maio (Ansa)
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Sfumata, almeno per ora, la possibilità di andare al governo, torna il Movimento di lotta. Lotta durissima, promettono i dirigenti dei 5 Stelle. Con Luigi Di Maio che avverte: «Noi siamo stati già responsabili, ora tocca agli altri. Se vogliono, faranno un governo di tutti contro di noi. Ma non sarà facile un’ammucchiata, abbiamo 338 parlamentari e voglio vedere come faranno su ogni provvedimento». Sui cellulari dei parlamentari circola lo screenshot di «Avengers-Infinity War», i «Vendicatori-Guerra infinita», pellicola sui supereroi che vogliono salvare il mondo e sono pronti a una lotta senza quartiere. Anche Carlo Sibilia è pronto: «Il 32 per cento non può restare fuori dai giochi. Affrontiamo l’ultimo voto con l’obiettivo di governare da soli e cambiare il Paese».

Se riscocca la scintilla

Si sente ancora forte la delusione per quello che è stato vissuto come un doppio tradimento, prima da Matteo Salvini, poi da Matteo Renzi. Naturalmente le affinità elettive erano più con la Lega e ancora resta una, sia pur piccola, possibilità che riscocchi una scintilla. Con il Pd, invece, chiusa la partita. Restano solo le urne o un governo di tregua. Che i 5 Stelle respingono. L’unico che potrebbe metterli in difficoltà sarebbe uno del presidente, a guida Roberto Fico. Perché tenterebbe la truppa degli eletti che non ha nessuna voglia di tornare a casa. Ma è un’ipotesi remota, alla quale M5S direbbe probabilmente no. E per ora c’è la battaglia senza quartiere. E torna anche l’offensiva contro l’informazione. Fa discutere il passaggio della lettera ai parlamentari nel quale Di Maio spiega che i tg, dopo averli trattati «con i guanti bianchi per 50 giorni, sono tornati a fare servizi contro di noi». E dunque? «Avevano paura che andassimo al governo e sostituissero i direttori. Lo faremo presto grazie a una legge finalmente meritocratica». Risponde polemicamente Michele Anzaldi, Pd: «Si tratta di parole gravissime. Siamo di fronte a una pesantissima ingerenza contro l’autonomia del servizio pubblico, nonché un attacco all’informazione senza precedenti».

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