6 maggio 2018 - 20:59

Gentiloni: «Il rifiuto del Pd al M5S non era indispensabile»

Il presidente del Consiglio: «Forse si poteva discutere perché questo avrebbe messo a nudo le contraddizioni». Un suo governo fino alle urne? «Preferirei di no ma per me ciò che decide il presidente della Repubblica mi troverà sempre pronto a rispondere»

di Valentina Santarpia

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La poltrona su cui siede è la stessa su cui la scorsa settimana l'ex segretario del suo partito ha chiuso le porte ad un'ipotesi di governo Pd-Cinque Stelle. Ma le parole sono molto diverse, da uomo delle istituzioni che, più che a rompere, pensa a ricucire e riconciliare: «Dire no a Mattarella sarebbe dire no al paese: è molto pericoloso», spiega il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni a «Che tempo che fa» su Rai1. «Non so se Di Maio mi abbia fatto un favore o meno perché il governo senza avere un rapporto di fiducia col Parlamento» sarebbe «un problema», dice il premier, ma «quello che decide il presidente della Repubblica mi troverà sempre pronto a rispondere»: è un «dovere».

Accordo Pd-M5S? «Rifiuto non indispensabile»

È lui stesso a smarcarsi da Renzi, quando si parla dell'ipotesi poi naufragata del governo Pd-Cinque Stelle: «Non penso fosse realistico», dice Gentiloni, ma «forse si poteva discutere perché questo avrebbe messo a nudo le contraddizioni». Il premier non vuol dire che necessariamente fosse la soluzione, ma ci tiene a sottolineare che «forse il gran rifiuto non era indispensabile». «Il `tocca a loro´» non va per «un partito come il Pd, che è per definizione un partito di sinistra di governo e deve dare il suo contributo, non è che per definizione si colloca all'opposizione», insiste. In ogni caso, la prossima proposta «che farà il Presidente la prenderemo in considerazione positivamente in ogni modo. Nel Pd Mattarella troverà un interlocutore positivo», assicura Gentiloni. Lasciando intendere: ora basta con i colpi di scena, siamo noi a decidere la linea. Ed è la linea dettata dal reggente Martina qualche giorno fa in direzione: costruttiva e dialogante.

A Martina «darei una mano»

Il dibattito nel Pd è appena iniziato, del resto, e secondo Gentiloni bisogna dare «un po' di tempo» a Martina che ne ha la responsabilità. «Gli darei una mano- spiega il presidente del Consiglio- Ho visto varie proposte, da Beppe Sala a Carlo Calenda, hanno chiesto organismi che possono dare una mano a Martina. Credo si stia impegnando per mantenere unito il Pd e ritrovare le sue ragioni». Un appoggio che il reggente del Pd subito apprezza su Twitter.

La fase riflessiva è indispensabile, nota il premier. «Il Pd ha preso due sberle», una il 4 dicembre, l'altra il 4 marzo. «La cosa più allarmante è che non ci siamo chiesti perché abbiamo preso quelle sberle, e non è colpa solo di Renzi ma di tutti i dirigenti del Pd. Forse un po' più di tempo per capire le ragioni sarebbe stato utile» , nota Gentiloni, stemperando le ostilità ma rimarcando un atteggiamento cauto e di responsabilità.

Lega-M5S: «Non sono parenti»

Non che le alternative siano valide. «Ancora fatico a capire come la Lega e i Cinque stelle, che non sono parenti stretti, riescano a fare davvero un governo insieme. E comunque certamente è un'operazione legittima ma a livello europeo sarebbe considerata un'incognita abbastanza singolare per un grande Paese come l'Italia». Ciò nonostante, Gentiloni ammette che, pur non essendo «il massimo», sul piano della legittimità formale non c'è «nulla da dire».

Il medico? «Non per me»

Sicuramente si tratta di mondi lontani. «Non so se c'è da chiamare un medico ma di certo non per me», ha detto Gentiloni ritornando sul tweet di Salvini: i flussi migratori, sottolinea, «noi li abbiamo messi sotto controllo, con il lavoro del mio governo e di Minniti».

Guardando al futuro

Ma come lo vede Gentiloni, questo futuro dell'Italia? «Io non faccio nessuna profezia di sventura- precisa il premier- dico soltanto che dopo questi anni di sforzi per portare l'Italia fuori strada ci si mette un attimo». Senza un governo a pieno titolo «c'è il rischio e che l'Italia risulti troppo debole nella discussione sul futuro del'unione monetaria». «Sono argomenti tecnici ma ci sono posizioni abbastanza diverse tra Francia e Germania in cui l'Italia potrebbe far prevalere la linea a favore della crescita e del lavoro e non a favore del rigore e a soffrirne saremmo per primi noi italiani». Un suggerimento per il prossimo governo? «La prima cosa che potrebbe fare è trovare le risorse, non stratosferiche, per raddoppiare il reddito di inclusione: invece di parlare di cose irrealizzabili raddoppiamo una cosa bella che e stata fatta in questi mesi».

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