16 maggio 2018 - 18:13

Berlusconi alla riunione del Ppe: «Nessun complotto contro M5S e Lega». E Orban: «È il mio solo amico»

Prima uscita istituzionale dopo la riabilitazione da parte del Tribunale di Sorveglianza di Milano. E postando la foto con gli altri leader moderati twitta l’hashtag #WeAreFamily

di Antonella Baccaro

Berlusconi, al centro in terza fila, con i leader del Ppe (twitter @berlusconi) Berlusconi, al centro in terza fila, con i leader del Ppe (twitter @berlusconi)
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SOFIA — Non c’è «nessun complotto» in Europa per fare impennare lo spread in Italia. Silvio Berlusconi non ammette parallelismi con la situazione da lui vissuta nel 2011 quando, secondo la sua ricostruzione, fu costretto a lasciare Palazzo Chigi per una congiura europea contro il suo governo. Ieri a Sofia, dove è arrivato nel pomeriggio per partecipare al vertice del Partito popolare europeo, di cui fa parte Forza Italia, il primo appuntamento internazionale da quando è stato riabilitato, Berlusconi si è fatto a modo proprio interprete di quella che ha più volte definito una «preoccupazione» diffusa tra i leader popolari presenti, molti dei quali capi di Stato e di governo. Una preoccupazione per la situazione italiana, resa instabile dall’attuale quadro politico e ieri dalla bozza (poi smentita) del contratto di governo, talmente palpabile da sovvertire l’agenda dell’incontro che avrebbe dovuto preparare esclusivamente il summit di oggi tra l’Ue e i Paesi dei Balcani occidentali. Secondo indiscrezioni, sia il presidente del Ppe, Joseph Daul, che il padrone di casa, il primo ministro bulgaro Boyko Borissov, avrebbero chiesto a Berlusconi di illustrare lo stato delle cose in Italia senza tuttavia entrare nel merito di quale posizione debba assumere Forza Italia rispetto a un esecutivo giallo-verde, tantomeno ipotizzando una opposizione dura. «Non siamo arrivati a questo punto — spiega il leader azzurro — sanno del mio passo di lato e del fatto che io ho ritenuto, soprattutto per evitare le elezioni, di consentire che la Lega tentasse un accordo con i Cinque Stelle».

«Una vera famiglia»

Berlusconi ha lasciato intendere di aver trovato una grande intesa in quella che ha definito «una vera famiglia», postando sul proprio profilo Twitter la foto di gruppo del vertice. E a confermare il feeling ci ha pensato il primo ministro ungherese Viktor Orbán, uscendo da un lungo incontro più ristretto con Berlusconi e Daul. A chi gli chiedeva un parere su un eventuale governo Lega-M5S ha risposto d’impeto: «Sono un tipo all’antica, questo vuol dire che sono uno leale. Il mio più grande amico in Italia è Silvio Berlusconi». Con tanti saluti ai passati abboccamenti tentati da Matteo Salvini (ma anche da Giorgia Meloni).

«Molto preoccupato»

Tanta solidarietà non ha migliorato l’umore di Berlusconi che si è detto «molto preoccupato per ciò che può succedere ai mercati, alle aziende ma anche ai risparmiatori italiani». Non poteva certo sfuggire all’imprenditore che anche i titoli di «casa», come Mediaset e Mediolanum, ieri stessero seguendo il generale, pesante ribasso borsistico. A compensazione, ieri è giunta la decisione della Procura generale di Milano di non opporsi al provvedimento con cui il Tribunale di Sorveglianza, venerdi scorso, ha concesso al Cavaliere la riabilitazione, e dunque la ricandidabilità. Quello che ieri Berlusconi invece non ha potuto leggere in tempo reale sono state le dichiarazioni del grillino Alessandro Di Battista che, criticando l’andamento dello spread, per una volta gli ha dato ragione, sia pure a posteriori, rispetto al fatto che la dinamica dei titoli sarebbe manovrata oggi come ieri, quando nel 2011 governava lui. Senza conoscere l’autore dell’accostamento, Berlusconi ha voluto comunque escluderlo: «Vi posso assicurare che non c’è nessun complotto. Anzi, c’è il contrario, c’è la voglia di aiutare l’Italia a uscire dalla situazione in cui siamo». Come? «Non lo so — ha risposto, evitando accuratamente di prendere posizioni di rottura — ma le notizie, i comportamenti che abbiamo potuto vedere sono cose che inducono a delle riflessioni di grande, lo ripeto, preoccupazione». Riflessioni che il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, presente al vertice, articola in una proposta mediativa, almeno per quanto riguarda la moneta unica: «L’euro — ha detto — noi dobbiamo riformarlo, non abbandonarlo».

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