16 maggio 2018 - 12:22

M5S-Lega, Mattarella non guarderà bozza, «attende il testo definitivo»
Salvini vuole Viminale per i rimpatri
La staffetta con Di Maio scricchiola

Al Quirinale? «Anche prima di lunedì. Non sono né Batman né Superman e nemmeno uno dei Superpigiamini», dice Salvini. «Ma sono pronto a portare la Lega al governo: la prima parola è quella data ai sei milioni di italiani che ci hanno votato»

di Silvia Morosi e Valentina Santarpia

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«Il lavoro sul contratto è finito» e l'ultima parola spetta a Luigi Di Maio e Matteo Salvini che ora «lavoreranno a oltranza» sul nome del premier. Nell'accordo di programma, che occupa lo spazio di oltre 40 pagine, non c'è il punto relativo all'uscita dall'euro, né il referendum, ma c'è un punto dedicato ai vaccini. Chi ha partecipato al tavolo di questa sera — dopo l'incontro tra i due leader di mercoledì mattina — spiega che su pochi argomenti manca ancora un'intesa definitiva, che ora dovranno trovare i due leader. Resta, invece, aperto il punto sul premier «sul quale ancora si sta lavorando». Esclusi i «tecnici calati dall’alto», i nomi sui quali si discute avranno un «mandato politico», assicura il capo politico pentastellato, spiegando come quelli che stanno girando in queste ore siano «bruciati». Probabilmente non si tratterà nè di Di Maio, nè di Salvini: il primo si augura, comunque, «che si possa far parte del governo per mettersi alla prova in prima persona», sottolineando come «per farlo partire, io e Salvini siamo pronti a stare fuori». E pure il segretario leghista precisa, in diretta su Facebook: «Io premier? Sarebbe l’onore più grande, ma se avessi la certezza che andando al governo anche non da premier potrei fare delle cose utili per il Paese, mi metto in gioco e faccio anche un passo a lato». Il leader M5S fa sapere che «nei prossimi giorni saranno chiamati a votare online su questo contratto di governo. Indietro non si torna». Intanto Sergio Mattarella ha fatto sapere di essere in attesa di consultare il programma definitivo, non la bozza dell'accordo lasciata dalle delegazioni lunedì: «È chiaro che il Presidente non guarda bozze ma testi definiti, frutto della responsabilità dei partiti che concludono accordi di governo».

La diretta su Facebook

Nessun riferimento, però, all’accordo: dopo la pubblicazione della bozza lo spread è risalito. Il segretario della Lega, sempre su Facebook, è intervenuto per chiarire ancora una volta i punti chiave su cui sta lavorando con Di Maio, lanciando l’idea di un ministero dell’Interno e di uno all’Agricoltura affidati alla Lega, e soprattutto ribadendo gli obiettivi: «Voglio cambiare questo Paese. Sono felice perché si ragiona solo sul futuro dell’Italia, non solo sui ministeri, pur partendo da posizioni diverse. Senza miracoli, non c’è Batman, Superman né l’uomo ragno, né i superpigiamini», dice Salvini strizzando l’occhio «a tutti i genitori di bambini di 2-3 anni come mia figlia». E ancora: «Arrivano i barbari a Roma, come scrive il Financial Times? Meglio barbari che servi, che svendono la dignità, le aziende, il futuro degli italiani». A invitare i due schieramenti a fare quadrato per far nascere il governo è stato anche Alessandro Di Battista, in un post su Facebook: «Sapete quel che penso di Berlusconi ma una cosa la voglio dire: l’ultimo governo Berlusconi, un governo per me pessimo, è stato l’ultimo governo nato da un voto popolare. E più che gli scandali di B. è stata la congiura dello spread ad averlo abbattuto».

Dallo smantellamento della Fornero al comitato di riconciliazione

Da dove si parte, quindi, con il programma? «Si è trovato un punto di incontro su come smontare la legge Fornero restituendo il diritto alla pensione alla vita e al lavoro a milioni di persone tra i 50 e i 60 anni e soprattutto il diritto al futuro e a una pensione dignitosa a tantissimi giovani», spiega Salvini. Resta nel contratto, anche se corretto, il comitato di riconciliazione: l’articolo relativo all’organismo pensato per regolare i dissensi tra le due forze politiche o prendere nuove decisioni è già stato rivisto per evitare che vi sia il rischio di contrasto con norme di legge e costituzionali. Uno dei punti del programma riguarda poi la burocrazia e lo sviluppo: «Via a spesometro, studi di settore, tagli di tutte quelle scartoffie che fanno perdere tempo». L’obiettivo è «pagare meno per pagare tutti, avere un’aliquota fiscale unica e e meno tasse, via alla tassa sulle sigarette elettroniche». Altro punto chiave quello della giustizia, con «processi più veloci». Per la scuola Salvini pensa a una riforma «che superi quella di Renzi», ma nel programma si parla anche di tutela dell’agricoltura e pesca. Non ci sarebbe, invece, più la previsione dell'opzione di uscita dall'euro nel contratto.

I migranti

Il capitolo forte resta, comunque, quello su rimpatri e immigrazione, temi sui quali Salvini ha costruito la sua carriera politica. «L’Italia non deve calare braghe, non bisogna far finta che qui ci sia casa lavoro per tutti». Il leader del Carroccio lascia capire che sarebbe opportuno «un ministro della Lega che sarebbe garante del fatto che in Italia entra chi ha il permesso: per le brave persone nel nostro Paese c’è un futuro, non per i delinquenti». Tra gli obiettivi, l’allontanamento degli irregolari, l’assunzione di giudici e personale per esaminare le richieste di asilo, la stretta all’immigrazione clandestina. «Se parte un governo con la Lega i 5 miliardi spesi dalla sinistra per l’accoglienza e i centri di immigrati vengono tagliati per mettere un bel po’ di soldi sul capitolo allontanamenti ed espulsioni».

Le minacce

«Più ci insultano, minacciano, ricattano , più mi vien voglia di partire con questa sfida», ha concluso Salvini. «Stanno usando gli stessi vecchi trucchetti» tipo «sale lo spread». «Se qualcuno pensa di intimorirci, perché devono decidere loro, allora no. Se nei salottini sono preoccupati, allora stiamo facendo qualcosa di giusto», insiste, sostenendo che tutti i giornali li stiano attaccando. Uno dei punti qualificanti del governo che sta per nascere è «dare l’autonomia alle Regioni che lo chiedono: se lo Stato fa tutto, fa poco e male. Se Bruxelles fa tutto, fa poco e malissimo. Lasciamo che l’Italia delle bellezze e delle autonomie si gestisca». Anche su questo fronte, l’intesa con Di Maio sembra raggiunta: «Vedo una certa paura da parte degli eurocrati, ma non mi spaventano», ha detto il collega pentastellato. Due contro tutti.

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