Il colle e l’esecutivo
Governo M5S-Lega, su Savona è tensione con Mattarella
Il Quirinale rivendica le proprie prerogative sui ministri: no ai diktat. Conte vede i risparmiatori e Visco. Oggi presenta la lista dei ministri
La lunghissima giornata di consultazioni del premier incaricato Giuseppe Conte si apre con una polemica durissima e si chiude con dichiarazioni di Matteo Salvini che sembrano voler abbassare la tensione. Sì perché è proprio l’atteggiamento del leader leghista a portare a uno scontro con il Quirinale. La sua insistenza sul nome di Paolo Savona, sul quale ci sarebbero riserve da parte di Mattarella, come ministro dell’Economia — «È il meglio, non salta» —, porta a una nota ufficiosa del Colle nella quale si puntualizza che «il tema all’ordine del giorno non è quello dei presunti veti ma, al contrario, quello dell’inammissibilità di diktat nei confronti del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica nell’esercizio delle funzioni che la Costituzione attribuisce a tutti e due».
Braccio di ferro
Il richiamo che diventa anche esplicito all’articolo 92 della Costituzione, perché la preoccupazione è che «si stia cercando di limitare l’autonomia» del premier incaricato e «di conseguenza» anche del capo dello Stato, è un altolà: Mattarella non vuole un governo intoccabile imposto da Salvini e Di Maio. E se il leader del M5S per tutta la giornata ripete che i nomi sono «una questione che riguarda i due presidenti», quello della Lega solo dopo l’incontro con Conte concede: «A lui l’onore e l’onere di proporre a chi di dovere nomi e ruoli di chi si farà carico di realizzare quello che gli italiani si aspettano. Noi umilmente e responsabilmente daremo consigli, proposte e suggerimenti». Il risultato del braccio di ferro è che il premier incaricato, come ha annunciato, lavorerà ancora nella giornata di oggi per mettere a punto la squadra. Stamattina, dopo aver incontrato ieri i rappresentanti dei risparmiatori vittime delle banche — «Li risarciremo» —, vedrà il Governatore di Bankitalia Visco. Poi dovrà sciogliere gli ultimi nodi. Sapendo che, almeno in partenza, avrà solo il sostegno di M5S e Lega.
Salvini «traditore»
Non lo appoggerà il Pd, non FdI, con Giorgia Meloni che ha contestato l’appiattimento sul M5S e non ha escluso di poter chiamare Salvini «traditore», non FI. Berlusconi, con le capogruppo Gelmini e Bernini, è andato alle consultazioni ma non ci sono state alla fine dichiarazioni pubbliche. Dopo un breve faccia a faccia con Salvini alla Camera e un vertice con i suoi ha fatto dettare la linea: «Votiamo no, il programma ci preoccupa», dice Gelmini. Più morbida Mara Carfagna: quella di FI sarà un’opposizione «intelligente e costruttiva». Si vedrà in corso d’opera l’atteggiamento degli azzurri, con un Berlusconi che ha trovato «simpatico» Conte, promettendogli «un’opposizione non pregiudiziale». E con Salvini che spera: «Quando gli alleati di centrodestra vedranno che in Parlamento e in Consiglio dei ministri avranno concretezza quelli che sono i loro propositi, vedrete che la squadra marcerà compatta».