3 novembre 2018 - 13:33

Renzi: Governo, tra poco tornano i tecnici. L’accordo Pd-M5S? Capii quando mi chiamò Franceschini

Le anticipazioni del colloquio con l’ex segretario del Pd di Bruno Vespa: «Tra qualche mese torneranno i tecnici al governo»

di Redazione online

Renzi: Governo, tra poco tornano i tecnici. L’accordo Pd-M5S? Capii quando mi chiamò Franceschini
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Una telefonata, quella «sbrigativa» di Dario Franceschini, che gli fece capire come una parte del Partito democratico tifasse per un accordo post elettorale con il Movimento 5 stelle. E una convinzione: che il governo Lega-5 Stelle sia destinato a cadere tra poco. Ruotano intorno a questi due poli le anticipazioni del colloquio di Bruno Vespa con Matteo Renzi, contenuto nell’ultimo libro del giornalista, «Rivoluzione».

I «tecnici»

«Sta andando tutto a carte quarantotto», dice Renzi parlando del governo Conte. «Di qui a qualche mese torneranno i tecnici al governo. Proprio quelli che io ho combattuto per ristabilire il primato della politica. Mi dispiace e mi preoccupa».

Il «piano inclinato» e la chiamata di Franceschini

«Quando la mattina del 5 marzo mi chiamò Franceschini per dirmi in modo sbrigativo che dovevo andarmene», dice sempre Renzi, «capii che c’era una parte del Pd che fin dalla notte elettorale immaginava che noi dovessimo metterci d’accordo con i 5 stelle. C’era un’ala della vecchia sinistra democristiana che si poneva di romanizzare i barbari». Ricordando i suoi incontri con gli emissari del movimento, l’ex leader del Pd dice a Vespa: «Avemmo un dialogo molto civile. Volevano un accordo che partisse da Di Maio premier. Non mettevano veti, anzi si auguravano che portassi la mia esperienza in Italia o all’estero. Manco morto, risposi, io non ci sono, noi non ci siamo».

L’asse Martina-Fico

«Appena vidi che si stava stabilendo una intesa tra Martina e Fico - continua Renzi - mi accorsi che si era creato un sistema. La strategia era molto chiara: mettevano la pallina dell’accordo su un piano inclinato, non rendendosi conto che nella base del Pd nessuno voleva l’accordo e speravano che fosse troppo tardi per dire no. Questa scelta sarebbe stata una follia e l’ufficializzazione del bipolarismo populista: Lega contro 5 Stelle e noi a fare i portatori d’acqua. Eravamo una diga contro il populismo e questa diga è stata corrosa all’interno prima di essere distrutta da fuori. Il fuoco amico più che 5 stelle ha sconfitto il Pd chi mi ha fatto la guerra sono stati i miei, sempre. Di Maio e Salvini hanno potuto muoversi in totale libertà e autonomia. Io non ho ricevuto alcun sostegno. È una cosa sconvolgente».

I comitati civici

Renzi parla poi del futuro del Pd, dettagliando il ruolo dei Comitati Civici che sta costruendo: «Nel 2019 li riuniremo anche fisicamente. Saranno una grande novità per la politica italiana: completeranno la rottamazione che è rimasta a metà strada. Io sono orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto in tre anni di governo. Ma quello è il passato e io voglio occuparmi del futuro. I Comitati Civici sono la porta d’uscita del Pd? No, sono una cosa molto più ampia del Pd. Finalmente si stanno svegliando quelli che dicevano diamo una “chance ai grillini”. Si rendono conto che rischiamo di sbattere e provano a dare una mano. Ma col Pd non lo fanno, con i comitati sì». Quindi, gli chiede Vespa, lei guiderà una cosa diversa dal Pd? «Non è un partito, non è una lista, non la guido io».

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