26 novembre 2018 - 10:37

Di Maio e il lavoro nero, il Pd attacca. Renzi: «Le colpe dei padri non ricadono sui figli, ma chieda scusa». Boschi: «Mio padre tirato nel fango»

«Non m’interessa sapere se il padre di Di Maio abbia dato lavoro in nero, evaso le tasse, condonato gli abusi edilizi». «Ma rivedo il fango gettato addosso a mio padre»

di Franco Stefanoni

Di Maio e il lavoro nero, il Pd attacca.  Renzi: «Le colpe dei  padri non ricadono sui figli, ma  chieda scusa». Boschi: «Mio padre tirato nel fango»
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L’ex segretario dei Pd, Matteo Renzi, che in passato ha visto suo padre coinvolto in vicende giudiziarie come nel caso del filone Consip (di recente, chiesta l’archiviazione), è intervenuto via social network sulla vicenda del padre di Luigi Di Maio, per cui si ipotizza lavoro nero nell’azienda di famiglia. «Quando ho visto il servizio delle Iene sulla famiglia Di Maio mi sono imposto di non dire nulla - ha scritto Matteo Renzi - di fare il signore, come sempre. Del resto non m’interessa sapere se il padre di Di Maio abbia dato lavoro in nero, evaso le tasse, condonato gli abusi edilizi. Sono convinto che la presunta “onestà” dei Cinque Stelle sia una grande fakenews, una bufala come dimostrano tante vicende personali, dall’evasore Beppe Grillo in giù. Ma sono anche convinto che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli e questo lo dico da sempre, a differenza di Di Maio che se ne è accorto adesso. Ma qui, all’una di notte, non riesco a far finta di nulla. Non ce la faccio. Rivedo il fango gettato addosso a mio padre. Rivedo la sua vita distrutta dalla campagna d’odio dei 5 Stelle e della Lega».

Boschi e il «signor Di Maio»

«Vorrei poter guardare in faccia il signor Antonio Di Maio, padre di Luigi Di Maio, ministro del lavoro nero e della disoccupazione di questo paese» commenta invece l’ex ministra e sottosegretaria Maria Elena Boschi, oggi deputata Pd, in un video postato su Facebook. «Vorrei poterlo guardare negli occhi - sottolinea- e dirgli “caro signor Di Maio, le auguro di non vivere mai quello che suo figlio e gli amici di suo figlio hanno fatto vivere a mio padre e alla mia famiglia”. Lei signor Di Maio è sotto i riflettori per delle storie davvero brutte: lavoro nero, incidenti sul lavoro, sanatorie e condoni edilizi. Mio padre è stato tirato in mezzo ad una vicenda più grande di lui per il cognome che porta e trascinato nel fango dalla campagna creata da suo figlio e dagli amici di suo figlio».

«Venga subito in Aula»

Dai senatori del Pd, intanto, arriva subito la richiesta di «comparizione» di Di Maio. «Il ministro Luigi Di Maio venga in Parlamento a dare la sua versione dei fatti — chiedono gli eletti del Pd a Palazzo Madama —. La prima cosa che l’esponente 5 Stelle deve chiarire è se la denuncia di Salvatore Pizzo è da ritenersi attendibile. In caso positivo Di Maio deve dire alle aule parlamentari se il ricorso al lavoro nero è stata una pratica costante ed è proseguita anche negli anni in cui il vicepremier risultava proprietario al 50% della Ardima srl ovvero l’impresa familiare. Di Maio è inoltre a conoscenza di altre pesanti irregolarità che riguardano l’impresa stessa? Serve che il ministro riferisca prontamente in Aula». I senatori dem ricordano che il capo politico dei pentastellati «è stato nel recente passato- il principale animatore di campagne d’odio. Chissà cosa ne pensa ora che la sua famiglia è accusata di una condotta discutibile, come il ricorso ad un condono edilizio e l’utilizzo di manodopera a nero?». Matteo Salvini, invece, ha detto: «Non commento voci e dicerie che riguardano altri. Anche su di me ne ho lette di tutti i colori... penso che sia io che lui abbiamo la coscienza più che a posto».

Tiziano Renzi: «Non accostatemi al padre di Di Maio»

«Chiedo cortesemente di non essere accostato a personaggi come il signor Antonio Di Maio - scrive su Facebook il padre di Matteo Renzi, Tiziano - Io non ho mai avuto incidenti sul lavoro in azienda e se si fossero verificati mi sarei preoccupato di curare il ferito nel miglior ospedale, non di nascondere il problema. Non ho capannoni abusivi, non ho dipendenti in nero, non dichiaro 88 euro di tasse. Sono agli antipodi dall’esperienza politica missina». «Ho preso l’impegno di vendere l’azienda e lasciare le mie attività», conclude.

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