29 novembre 2018 - 14:58

Accordo Onu sui migranti, lo strappo Salvini-Conte e l’idea di allungare i tempi (con l’incognita Fico) Cosa prevede il global compact

Il governo non si presenterà il 10 e l’11 dicembre a Marrakesh per l’adesione al global compact, aspetterà che sia il Parlamento a decidere, ma la questione è rimandata a chissà quando

di Marco Cremonesi

Accordo Onu sui migranti, lo strappo Salvini-Conte e l’idea di allungare i tempi (con l’incognita Fico) Cosa prevede il global compact
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La miccia che è stata accesa mercoledì da Matteo Salvini nell’Aula della Camera con il suo no al Global compact, l’accordo Onu sui migranti, potrebbe essere a combustione lenta. Eppure, la scintilla non si spegnerà da sola, per esaurimento: un voto sul patto internazionale dovrà arrivare. E il nuovo strappo che la presa di posizione ha causato con il premier Conte e, certamente, con una parte del Movimento 5 Stelle, è difficile prevedere come possa chiudersi. Certo, in questa mattina del 29 novembre il leader leghista ha annunciato una «posizione comune tra Lega e 5 Stelle». E quanto alle dichiarazioni favorevoli di Conte, fatte peraltro in una sede internazionale non secondaria come l’Assemblea Onu, Salvini le liquida come nate «da presupposti diversi».

La questione è rimandata

L’idea è tirare in là, almeno per il momento: il Parlamento affronterà sì la questione, ma secondo Salvini «in questo momento mi pare che sia abbastanza affollato di iniziative. Insomma: il governo non si presenterà il 10 e l’11 dicembre a Marrakesh per l’adesione al global compact, aspetterà che sia il Parlamento a decidere, ma la questione è rimandata a chissà quando.

Cosa può succedere

Tutto facile? Non è detto. Già oggi pomeriggio, alla conferenza dei capigruppo di Montecitorio, la questione potrebbe animarsi e non soltanto per le proteste delle opposizioni. Lo stesso presidente della Camera Roberto Fico potrebbe non apprezzare, al di là del merito della questione, un rinvio al Parlamento con l’idea che il Parlamento se ne occupi soltanto a babbo morto. Il fatto è che una parte significativa dei 5 stelle si è attivamente spesa a favore del global compact. Basta leggere il post della senatrice Elena Fattori: «Pretendere una gestione condivisa dell’immigrazione e poi disertare le sedi dove se ne parla è come minimo un’idiozia e si avvicina ad essere una vergogna». Insomma, Luigi Di Maio potrebbe avere delle difficoltà a tenere i suoi in questa circostanza. Senza contare che un test in Aula sul no al global compact, a oggi può contare sul voto compatto soltanto dei leghisti e (forse) dei Fratelli d’Italia. Non su una maggioranza.

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