29 novembre 2018 - 17:49

Il Pd si «grillinizza», la metamorfosi semantica che riparte da «onestà, onestà»

Come il Partito democratico sta cercando di imitare i Cinque Stelle sia sui social network sia nelle sedi istituzionali. Il sostegno dell’area renziana

di Claudio Bozza

Parlamentari con la maschera dopo la dichiarazione di voto sul dl Sicurezza da parte di Graziano Delrio (Ansa) Parlamentari con la maschera dopo la dichiarazione di voto sul dl Sicurezza da parte di Graziano Delrio (Ansa)
shadow

Attacchi frontali all’avversario del giorno. Sui social network uso a profusione di video (brevi) con parole forti, sottotitolate in maiuscolo. In Parlamento grida e cartelli di protesta, fino a essere cacciati dall’aula. È la fotografia della metamorfosi comunicativa e politica del Pd, che dopo la doppia sconfitta al referendum e alle Politiche si è sempre più “grillizzato”. Ha iniziato, cioè, a vestire i panni dell’avversario, forse pensando che quei modi forti di comunicare fossero l’unica chiave di quel boom fino al 30 per cento. Un nuovo profilo che è stato assunto, in particolare, da quei parlamentari (la netta maggioranza) vicini all’ex premier Matteo Renzi, che da sempre ha il pallino della comunicazione. Ad ascoltare gli interventi in Parlamento e a osservare i contenuti postati dagli eletti dem su Facebook, Twitter e Instagram, si rileva una vera mutazione semantica del linguaggio, con l’utilizzo di termini forti, in cui l’elettorato di riferimento del centrosinistra raramente si è riconosciuto.

Regia comunicativa meno centralizzata

La comunicazione del Pd è sempre più simile a quella utilizzata dal Movimento quando era opposizione. I ruoli si sono invertiti. Succede, così, che alla Camera il presidente Roberto Fico sia stato costretto a sospendere i lavori in più occasioni. Una volta perché i deputati democratici avevano tirato fuori cartelli con la faccia della Banda bassotti per contestare Matteo Salvini per i 49 milioni di fondi pubblici fatti sparire dalla Lega. Oppure quando hanno iniziato a gridare «Onestà, onestà…», contro le norme sul condono. Senza dimenticare i cartelli contro il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli («Esci dal tunnel»), dopo la gaffe sul successo del nuovo traforo del Brennero, ancora non finito. Sempre più fondi a disposizione di deputati e senatori vengono oggi destinati alla comunicazione, e sempre meno all’organizzazione di eventi e incontri sui territori di riferimento. La regia comunicativa è sempre meno centralizzata, ma per l’ampia l’ala renziana è gestita in buona parte da Alessio De Giorgi, fondatore ed ex direttore di gay.it, che conosce a fondo i meccanismi di web e social. Tutto in attesa che le primarie del 3 marzo segnino un nuovo corso, probabilmente più moderato, visto che in pole per la segreteria ci sono il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, solitamente attento a pesare ogni parola, e Marco Minniti, che non ha nemmeno un profilo su Facebook o Twitter.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT