i dem e la strategia comunicativa
Il Pd si «grillinizza», la metamorfosi semantica che riparte da «onestà, onestà»
Come il Partito democratico sta cercando di imitare i Cinque Stelle sia sui social network sia nelle sedi istituzionali. Il sostegno dell’area renziana
Attacchi frontali all’avversario del giorno. Sui social network uso a profusione di video (brevi) con parole forti, sottotitolate in maiuscolo. In Parlamento grida e cartelli di protesta, fino a essere cacciati dall’aula. È la fotografia della metamorfosi comunicativa e politica del Pd, che dopo la doppia sconfitta al referendum e alle Politiche si è sempre più “grillizzato”. Ha iniziato, cioè, a vestire i panni dell’avversario, forse pensando che quei modi forti di comunicare fossero l’unica chiave di quel boom fino al 30 per cento. Un nuovo profilo che è stato assunto, in particolare, da quei parlamentari (la netta maggioranza) vicini all’ex premier Matteo Renzi, che da sempre ha il pallino della comunicazione. Ad ascoltare gli interventi in Parlamento e a osservare i contenuti postati dagli eletti dem su Facebook, Twitter e Instagram, si rileva una vera mutazione semantica del linguaggio, con l’utilizzo di termini forti, in cui l’elettorato di riferimento del centrosinistra raramente si è riconosciuto.
Regia comunicativa meno centralizzata
La comunicazione del Pd è sempre più simile a quella utilizzata dal Movimento quando era opposizione. I ruoli si sono invertiti. Succede, così, che alla Camera il presidente Roberto Fico sia stato costretto a sospendere i lavori in più occasioni. Una volta perché i deputati democratici avevano tirato fuori cartelli con la faccia della Banda bassotti per contestare Matteo Salvini per i 49 milioni di fondi pubblici fatti sparire dalla Lega. Oppure quando hanno iniziato a gridare «Onestà, onestà…», contro le norme sul condono. Senza dimenticare i cartelli contro il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli («Esci dal tunnel»), dopo la gaffe sul successo del nuovo traforo del Brennero, ancora non finito. Sempre più fondi a disposizione di deputati e senatori vengono oggi destinati alla comunicazione, e sempre meno all’organizzazione di eventi e incontri sui territori di riferimento. La regia comunicativa è sempre meno centralizzata, ma per l’ampia l’ala renziana è gestita in buona parte da Alessio De Giorgi, fondatore ed ex direttore di gay.it, che conosce a fondo i meccanismi di web e social. Tutto in attesa che le primarie del 3 marzo segnino un nuovo corso, probabilmente più moderato, visto che in pole per la segreteria ci sono il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, solitamente attento a pesare ogni parola, e Marco Minniti, che non ha nemmeno un profilo su Facebook o Twitter.