8 ottobre 2018 - 22:21

Simbolo e festa M5S, Grillo si sfila. «Ma lui resta il guardiano»

Sarà solo un giorno alla kermesse. Grillo ha lasciato la prima linea e anche tutti gli oneri che derivavano dal ruolo di leader del Movimento. In primis i procedimenti legali

di Emanuele Buzzi

Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio
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«Finalmente ha ripreso a fare ciò che gli piace fare, ciò per cui è nato: stare su un palco». «Il Movimento? È sempre nei suoi pensieri, ma ora è quasi esclusivamente un guardiano dei suoi valori»: un anno dopo la svolta, il passo di lato da capo politico del Movimento, Beppe Grillo — per chi ha condiviso con lui il percorso dei Cinque Stelle — rimane un punto fermo. Ma le prospettive però sono cambiate. L’ulteriore passaggio di mano del vecchio simbolo dato in uso gratuito all’Associazione Rousseau (presieduta da Davide Casaleggio) è solo — come lo definiscono i ben informati — un «atto quasi scontato». Grillo ha lasciato la prima linea e anche tutti gli oneri che derivavano dal ruolo di leader indiscusso del Movimento. In primis i procedimenti legali. Sui processi il fondatore dei Cinque Stelle ha spesso scherzato anche dal palco. «A me arrivano le cause...», diceva nel 2017. Ora non più. E lo sottolinea ancora durante gli show.

Invettive e nuovo appeal moderato

Il calendario dei suoi appuntamenti teatrali è fitto e riprende dopo una breve pausa proprio il 20 ottobre a Locarno. Una data non proprio come le altre: quel giorno si apre a Roma la kermesse Italia 5 Stelle e per la prima volta in cinque edizioni il garante prenderà parte solo a una delle giornate. «Grillo dimezzato? Ma no, non scherziamo — dicono alcuni pentastellati —. Aveva già preso un impegno e oltretutto in questa fase lui preferisce che a parlare siano i suoi “ragazzi”». Già. Le presenze si sono diradate, gli interventi pubblici ancor di più. «I consigli di Beppe Grillo sono sempre ben accetti ma abbiamo sempre detto il M5S cammina sulle proprie gambe: continuerà a essere così», aveva detto Luigi Di Maio alla Bbc lo scorso settembre in una delle prime interviste da capo politico pentastellato. C’è chi teme che lo stile delle sue invettive sia troppo lontano dal nuovo appeal moderato dei Cinque Stelle e che possa frenarne la crescita. Così, dopo la staffetta con Di Maio, Grillo è stato di parola. Pur a volte non condividendo la linea presa dai «suoi» parlamentari, come nel caso Ilva o in alcune dure prese di posizione sui migranti, è rimasto in disparte.

«Se sarà il caso si farà sentire»

Sul suo blog — oltre a post sui suoi temi più classici, innovazione e ambiente — campeggiano spesso interventi degli altri leader del Movimento, ma quelli del garante assomigliano sempre di più a degli sketch. Come l’ultimo, di pochi giorni fa. Grillo vede sulla copertina di Forbes Di Maio e dice «Bello il mio guaglione». O come quando — a maggio — in piena crisi nella gestazione del governo pubblicò la sua personalissima ricetta: tonno e schiacciatina toscana (a simboleggiare l’esecutivo legastellato). Oppure ancora quando sulla manovra ha difeso il reddito di cittadinanza: ci sono «solo due strade: lasciare i cittadini meno frou frou nelle mani della speculazione finanziaria oppure cercare di difenderli da questi numeretti folli» (riferendosi ai vincoli europei). «Se si è estromesso dal Movimento? Impossibile». E infatti il fondatore rimane la stella polare dell’ala movimentista, custode di quella ortodossia che una parte della base, quella più vicina ad Alessandro Di Battista, vorrebbe di nuovo sulla plancia di comando. E spuntano così ipotesi, suggestioni. «Se sarà il caso si farà sentire», dicono i parlamentari ricordando il ruolo di garante. Ma sembrano quasi più speranze che reali prospettive. Lui padre nobile, Davide Casaleggio stratega della piattaforma e del think tank e Di Maio alla guida: l’orizzonte per ora è cristallizzato.

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