13 ottobre 2018 - 16:42

Pd, Zingaretti: no alla strada che ci ha portato alla distruzione

Il governatore del Lazio lancia la sua candidatura alla segreteria dem e attacca direttamente Matteo Renzi: superare i personalismi e la logica che ha privilegiato la fedeltà sulla lealtà

di Redazione Politica

Pd, Zingaretti: no alla strada che ci ha portato alla distruzione
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«Voltare pagina» e «Cambiare strada». Sono i due slogan usati da Nicola Zingaretti nel discorso che ha chiuso la prima sessione di lavori di «Piazza Grande», l’iniziativa organizzata a Roma per lanciare la sua candidatura alla segreteria del Pd. Il suo discorso è stato tutto improntato alla discontinuità con l’era renziana, una frattura necessaria per poter superare i personalismi e la logica che ha privilegiato «la fedeltà sulla lealtà».

La discontinuità

Il passaggio più atteso è quello sul Partito democratico, con un diretto attacco alla gestione di Matteo Renzi: «Non vogliamo continuare sulla strada che ci ha portato a fallire — dice il governatore —. Noi vogliamo cambiare strada, costruire finalmente una nuova speranza per questo Paese, questa è la missione che, lo dico con determinazione, non può fare un leader da solo, ma deve essere la sfida di un popolo che si rimette in cammino».

La platea degli amministratori locali

Il governatore del Lazio, al secondo mandato dopo l’esperienza alla presidenza della Provincia di Roma, insiste sulle problematiche legate ai territori: 13 miliardi di tagli di trasferimenti agli enti locali, dice, sono già troppi, «il governo non si azzardi a tagliare un solo euro di più». Parole che fanno presa su una platea composta per lo più da sindaci, assessori, consiglieri comunali e regionali. «Nel corso degli anni sono scomparsi dai trasferimenti agli enti locali 13 miliardi di euro: meno corse degli autobus, meno servizi alla persona, meno innovazione. In secondo luogo c’è «un gigantesco tema di sostenibilità delle risorse: tutti sanno che dentro la manovra mancano 15 miliardi di investimenti. saranno quindi gli amministratori a dire al governo: non vi azzardate a tagliare neanche un euro di trasferimenti agli enti locali».

Il segretario in platea

Accanto a Zingaretti, seduto in platea, c’è il segretario dem, Maurizio Martina. «Sono qui per ascoltare, per chiedere unità e apertura», ha sottolineato Martina aggiungendo che «serve una battaglia dura contro questa destra che è il vero avversario da battere. Chiedo a tutti di portare al Pd e al centrosinistra idee, energie, uno sforzo unitario e una apertura». In questo senso «la pluralità di candidature» che si profila al prossimo congresso, «sono una ricchezza». Un riferimento all’imminente discesa in campo di Marco Minniti, candidato sostenuto da buona parte dell’area dell’ex segretario Matteo Renzi e vero competitor di Zingaretti. Il sì di Minniti potrebbe arrivare domani, magari anche per “oscurare” l’impatto mediatico della kermesse del presidente del Lazio. Zingaretti non sembra accusare il colpo e prosegue dritto sulla linea della discontinuità con il recente passato: «In questi anni si è cercata non la lealtà, ma la fedeltà, per troppo tempo le differenze interne hanno significato liti e rotture anziché costituire una risorsa. È per questo che oggi ci ritroviamo al governo la peggiore destra d’Europa. Noi non vogliamo continuare sulla strada che ci ha portato a fallire. Noi vogliamo cambiare strada, costruire finalmente una nuova speranza per il Paese».

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