16 ottobre 2018 - 07:23

Spadafora: «Sui diritti di gay e immigrati noi 5 Stelle siamo diversi dalla Lega. No a un arretramento culturale»

Il sottosegretario M5S: «Il Ddl Pillon sull’affido condiviso mi allarma, è una proposta antistorica e non tiene presente l’interesse dei bambini. Il caso di Lodi? LA sindaca ha sbagliato cadendo nell’idea del “prima gli italiani”»

di Monica Guerzoni

Vincenzo Spadafora (Imagoeconomica)
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Preoccupato per il clima nel Paese, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari opportunità lancia l’allarme sul rischio di un «arretramento culturale». Tra i consiglieri «storici» di Luigi Di Maio, Vincenzo Spadafora ricorda agli alleati che il reddito di cittadinanza è atteso «anche da tanti cittadini del Nord» e annuncia una misura straordinaria per i giovani dai 18 ai 25 anni: «È un investimento di 30 milioni nella pianificazione 2019-2020, per combattere quella povertà materiale e culturale che spesso si eredita nelle zone più depresse».

Cosa finanzierete?
«Attività imprenditoriali, sociali e culturali per il proprio territorio, ad esempio l’apertura di un cinema».

Il governo balla?
«Andremo avanti per l’intera legislatura. Già con la legge di Bilancio abbiamo dimostrato di essere in grado di realizzare le promesse, ovviamente ci servirà del tempo per attuare interamente il contratto di governo. Sul territorio c’è ancora grande entusiasmo, ma abbiamo visto com’è finita quando alle parole non sono seguiti i fatti».

Si riferisce al 40,8% di Renzi alle Europee?
«Quel risultato è l’emblema, la coerenza è fondamentale. Condivido ad esempio le parole di Salvini contro la camorra, ora però i napoletani vogliono vedere quali soluzioni il Viminale metterà in campo. Lo stesso vale per noi. Smentiremo i tanti opinionisti che ci hanno attribuito l’incapacità di governare».

L’alleanza si può rompere sulla legge di Stabilità?
«La manovra è la prova della capacità di tenuta del governo, si è trovato un equilibrio anche laddove sembrava più difficile. Le tensioni sono prevedibili e gestibili, ma mi meraviglierei se la Lega le usasse per provocare tensioni nel Paese e mettere in discussione il governo».

Teme che Salvini voglia strappare, forte del 34%?
«Non è interesse di nessuno e non mi sentirei così tranquillo di questo 34%. Poi la Lega da sola non è autosufficiente. Con questa legge Salvini finirebbe di nuovo in braccio alla Meloni e a Berlusconi, di cui oggi si è liberato grazie a noi».

E voi, potete ancora allearvi col Pd?
«Come M5S dobbiamo intercettare anche i voti di chi è deluso dal Pd e dialogare con i suoi elettori. Non capisco cosa un elettore di sinistra possa trovare di nuovo nelle proposte di Zingaretti o di Minniti».

Non si riconosce nella visione leghista della società?
«Nella maggioranza ci sono sensibilità culturali molto diverse, a cominciare dai diritti. Noi dobbiamo restare alternativi alla Lega, siamo una cosa diversa».

Teme che il M5S si snaturi nell’abbraccio con la Lega?
«Rincorrerli per mezzo punto percentuale in più non serve al Paese e non è coerente con il progetto del M5S».

Perché avete ingoiato il condono?
«Non si tratta di un condono. Se accettassimo di creare nuovi privilegi o colpi di spugna per i grandi evasori, rinnegheremmo la nostra identità costruita su valori come onestà e lotta alle diseguaglianze. Però non è così. Abbiamo trovato un punto di mediazione con la Lega».

Come vive la stretta sui migranti?
«Il contratto non prevede un arretramento culturale sui diritti. Il M5S deve assumersi la responsabilità fortissima di tenere alta l’attenzione su questi temi. Noi difenderemo tutte le conquiste fatte. Abbiamo sensibilità forti nei gruppi parlamentari e nell’elettorato di cui dobbiamo tener conto. Non possiamo cadere nella trappola di alimentare un clima di discriminazione verso chi è considerato diverso, immigrati, persone di colore, omosessuali. Non possiamo non vedere che esistono le famiglie arcobaleno».

Per il ministro Fontana l’immigrazione «diluisce» l’identità italiana. Non è troppo?
«Per tutti noi ora è il momento di lavorare. Il ministro ha un compito difficile, aiutare le famiglie e i disabili».

E il ddl Pillon sull’affido condiviso dei figli?
«È un episodio che desta allarme. Proposta antistorica, perché non tiene presente l’interesse dei bambini e riduce tutto a chi è a favore dei padri e chi delle madri».

È giusto dividere i bambini, come a Lodi?
«Credo che la sindaca abbia sbagliato cadendo in questa idea del “prima gli italiani”. Prendere un fatto del genere a simbolo innesca discriminazioni e conflitti, creando un brutto clima contro tutti quelli che italiani non sono».

Anche sul sindaco di Riace la Lega ha picchiato duro.
«Se Lucano non ha rispettato le leggi non va bene. Ma non si può parlare di un modello all’origine di fatti criminali. Leggendo Lodi e Riace insieme, si comprende l’allarme. C’è il rischio di creare una contrapposizione tra italiani e non, tra buoni e cattivi. Problemi complessi richiedono il tempo dell’analisi, non d
ella comunicazione social».

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