20 ottobre 2018 - 17:11

Salvini e Di Maio, accordo sulla pace fiscale: esclusi «scudo penale» e beni all’estero

Il premier Conte e i suoi due vice, dopo giorni di tensione, trovano una nuova linea. «Stiamo varando i piani di riforme strutturali più importanti della storia d’Italia».

di Redazione online

Salvini e Di Maio, accordo sulla pace fiscale: esclusi «scudo penale» e beni all’estero
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Il decreto fiscale cambia volto: spariscono lo scudo fiscale, ovvero il rientro di capitali esteri, e l’assicurazione, per chi avesse aderito al «condono», di evitare il processo. Sarebbe questa a quanto emerge dalle indiscrezioni la soluzione individuata da Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Luigi Di Maio nella riunione ristretta che ha preceduto il consiglio dei Ministri e nel consiglio stesso: tre ore in tutto. «La dichiarazione integrativa c’è già», ha spiegato Di Maio, «l’unica cosa che facciamo è mettere un tetto di imponibile, su base annua, di 100mila euro, non più del 30 per cento di quello dichiarato. Noi stiamo facendo funzionare meglio la dichiarazione integrativa. Centomila euro, non per singola imposta, ma di imponibile». Premier e i due vicepremier hanno sottolineato inoltre che «non c’è nessuna volontà di fare una patrimoniale».

Salvini: «Si chiudono due-tre giorni surreali»

Questo il commento del vicepremier Matteo Salvini sul via libera al dl fiscale: «Si chiudono due-tre giorni surreali, ma non tutto il male viene per nuocere. Recuperiamo quello che c’era nel contratto di governo, ovvero il saldo e stralcio. Chiudiamo questa settimana con serenità, fiducia e compattezza e con l’impegno che in sede di conversione del decreto ci sarà il saldo e stralcio per chi si trova in difficoltà economica, ben perimetrata». «Vogliamo riportare a nuova vita gli italiani ostaggio di Equitalia», ha aggiunto. Secondo il premier Conte, invece: «Stiamo varando i piani di riforme strutturali più importanti della storia d’Italia». «Sono tutti provvedimenti che stanno tutti uscendo nell’arco di qualche settimana. Sono queste le misure che servono al nostro Paese. Da queste riforme ci sarà un incremento del Pil dallo 0,5% all’1,2%», ha aggiunto.

Alta tensione

L’intesa chiude giorni di altissima tensione nella maggioranza di governo. Tutto era iniziato mercoledì sera quando Luigi Di Maio, dagli studi di Porta a Porta, aveva denunciato come una «manina, tecnica o politica» avesse a suo dire modificato il testo del decreto fiscale, inserendo all’articolo 9 lo «scudo» penale per chi si fosse autodenunciato e la possibilità di far rientrare capitali dall’estero. Di Maio aveva anche annunciato la volontà di andare in Procura per denunciare i presunti responsabili. Quelle che sono seguite sono state giornate in cui Di Maio e Salvini si sono punzecchiati (e insultati) a distanza, tanto che — in una intervista al Corriere — Matteo Salvini aveva detto che le comunicazioni con l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, si erano ormai interrotte.

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«Manina» e risposta

Un condono «complicato»

Il premier Conte, nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, ha esplicitato l’assenza di «scudi» penali («Non ci sarà nessuna causa di non punibilità») chiarendo però l’ovvio, e cioè che questo renderà molto più complicato per un evasore autodenunciarsi, sapendo di rischiare un processo. Conte ha anche affermato che non esistono scudi per «le attività finanziarie patrimoniali detenute all’estero». «Abbiamo approvato il decreto fiscale nella sua stesura definitiva, abbiamo raggiunto un pieno accordo», ha detto il presidente del Consiglio.

Le cartelle Equitalia

Secondo quanto dichiarato dal vicepremier Matteo Salvini, si troverà «la possibilità di recuperare l’unica cosa che c’era nel contratto di governo ovvero il saldo in stralcio delle cartelle di Equitalia».

Il dialogo con l’Europa sulla manovra

Nel corso del consiglio si è discusso anche della risposta dell’Italia alla lettera della Commissione europea che bocciava, di fatto, la manovra, lamentando una «deviazione senza precedenti» nella storia dell’eurozona. Il premier Conte ha ribadito i dati sui quali la manovra si fonda, e la volontà di giungere a «un’interlocuzione positiva» con le istituzioni Ue. Di Maio ha anche detto che «finche resterò capo politico del M5S e finché ci sarà questo governo non c’è nessuna volontà di lasciare Ue o la zona euro, c’è la volontà di sedersi con le istituzioni dell’Unione».

La «manina»

Come ricostruito dal «Corriere», a causare lo scontro interno alla maggioranza era stata una sequenza di eventi costellata da mezze verità, bugie e mosse opache. Lo scudo fiscale all’estero, uno dei punti contestati — quello che secondo un indignato Luigi Di Maio a «Porta a Porta» sarebbe stato aggiunto nel decreto fiscale da una manina malvagia —, era già scritto nero su bianco nella bozza del 13 ottobre, ore 17.30 (articolo 6, non 9). Ovvero, due giorni prima del consiglio dei ministri e ben quattro prima della denuncia tv. E se il 13 ottobre al Corriere il sottosegretario Siri aveva escluso favori agli evasori, prima del consiglio dei ministri Massimo Bitonci aveva introdotto il condono per gli evasori (dopo aver inviato, a suo dire, il documento alla collega dei 5 Stelle Laura Castelli); Conte, nel consiglio, non avrebbe letto pubblicamente il testo dell’intesa, e questo avrebbe poi causato la sorpresa di Di Maio, e l’esplosione della polemica.

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