1 settembre 2018 - 10:03

Caso Diciotti, 50 pagine e 5 accuse al ministro Salvini. I dubbi di Palermo sulla competenza

Il procuratore Patronaggio ha consegnato gli atti su Salvini, che commenta: «Non mi fermeranno»

di Virginia Piccolillo

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PALERMO - Adesso sono a Palermo, in Procura, gli atti dell’inchiesta sul ministro dell’Interno Matteo Salvini e sul capo di Gabinetto del Viminale Matteo Piantedosi, indagati per l’illecito trattenimento dei profughi soccorsi il 16 agosto dalla nave Diciotti. Sarà il Tribunale dei ministri a decidere se chiedere l’autorizzazione a procedere o l’archiviazione delle accuse mosse dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio. Ma i pm di Palermo hanno intenzione di rileggere bene le carte. La Procura guidata da Francesco Lo Voi si trova infatti nella situazione di aver già ricevuto dal collega di Agrigento non una semplice denuncia ma l’intero pacchetto di accusa già istruito. Le indagini della Guardia Costiera, gli interrogatori, ma soprattutto la relazione del pm Luigi Patronaggio con l’ipotesi accusatoria: omissioni di atti d’ufficio, abuso d’ufficio, l’arresto illegale dei migranti e, soprattutto, i due reati di sequestro, quello di persona aggravato dalla presenza dei minori e quello finalizzato a costringere l’Ue a redistribuire i migranti «usati come ostaggio».

Ma l’intenzione della Procura di Palermo non è quella di fare da passacarte e limitarsi a trasmettere al Tribunale dei ministri. Si analizzeranno alcuni aspetti precisi. A partire dalla competenza territoriale dell’indagine che, sebbene l’input di Salvini sia partito da Roma, si incardinerebbe dove è avvenuto il reato più grave: il sequestro dei migranti. E siccome un ordine scritto non c’è stato si rileggono le comunicazioni di quei giorni. Fondamentali diventano le due email. Sono le 22.15 del 17 agosto quando al Viminale giunge la richiesta di un porto sicuro per lo sbarco, arrivata dalla nave Diciotti, tramite il centro di coordinamento nazionale. Il testo è standard, la reazione no: il silenzio formale. Dai social Salvini fa capire perché: non vuole lo sbarco in Italia. I funzionari del Viminale si allineano.

Il prefetto Bruno Corda, vice capo dipartimento dell’immigrazione, metterà a verbale: «Eseguivo gli ordini». In quel momento la nave è tra Malta e Lampedusa, competenza della procura di Agrigento. Sono le 16.41 del 24 agosto quando arriva al Viminale un’altra richiesta ufficiale per lo sbarco. Nulla. Anche al porto di Catania, dove la Diciotti attracca con la scusa dello scalo tecnico, i migranti vengono tenuti a bordo. E in quel punto la competenza spetterebbe a Catania. «Cinquanta pagine di accuse nei miei confronti, 5 reati contestati, 30 anni di carcere come pena massima. Di politici ladri, incapaci e codardi l’Italia ne ha avuti abbastanza. Contate su di me, io conto su di voi», ha scritto su Twitter Salvini, sollevando interrogativi maliziosi su come avesse saputo la notizia riservata. «Voi pensate che io abbia paura e mi fermi? — ha aggiunto —. Mai».

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