12 settembre 2018 - 22:10

Soldi della Lega, i pm di Genova in Lussemburgo

Verifiche anche su «Più voci», l’associazione finanziata da Parnasi

di Andrea Pasqualetto e Fiorenza Sarzanini

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Da una parte la trattativa per rateizzare i 49 milioni di euro e consentire alla Lega di sopravvivere.Dall’altra, proprio nei giorni in cui i vertici del Carroccio stanno decidendo il da farsi, un viaggio in Lussemburgodei due magistrati genovesi che si stanno occupando di quei denari: il procuratore aggiunto Francesco Pinto e la pm Paola Calleri, che avevano avviato una rogatoria con le autorità lussemburghesi.Due giorni a consultare carte e documenti e interrogare chi è a conoscenza di alcune operazioni finanziarie partite dall’Italiae riferibili al partito oggi guidato da Matteo Salvini. Il sospetto degli inquirenti è che una parte dei soldi della Lega, oggi potenzialmente sequestrabili, siano finiti in un fondo lussemburghese, il Pharus Management, che ha sede nel piccolo Stato europeo.

La trattativa e l’indagine sono due facce della stessa medaglia. La prima prende le mosse da una sentenza di primo grado del tribunale di Genova che ha condannato il 24 luglio dello scorso anno Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito (oltre a tre revisori dei conti) alla reclusione (due anni e 6 mesi il primo e 4 anni e 10 mesi il secondo) per truffa e appropriazione indebita. Sentenza che prevedeva anche il risarcimento a Camera e Senato dei 48,9 milioni di rimborsi elettorali considerati illecitamente incassati dalla Lega fra il 2008 e il 2010. Su questa somma è scattato il sequestro diventato esecutivo il 6 settembre scorso dopo il via libera del tribunale del Riesame.

L’indagine, con l’accusa di riciclaggio, è invece scaturita dalla denuncia di uno dei tre revisori dei conti condannati con Bossi e Belsito, Stefano Aldovisi, il quale invitava i magistrati a indagare su certi flussi di denaro che a suo dire avrebbero svuotato le casse del partito. È qui che spunta il Lussemburgo. Il 28 dicembre 2017 Aldovisi presentò un esposto nel quale precisava che a fine 2012 sui conti del partito c’erano 40 milioni di euro. Com’è possibile che nel settembre 2017 la Finanza abbia trovato solo 3 milioni, dei 49 da sequestrare? Il revisore suggeriva di guardare all’estero. L’attenzione si è così concentrata su un trasferimento di denaro dalla Sparkasse di Bolzano, una delle banche con cui aveva rapporti la Lega di Maroni, al fondo fiduciario lussemburghese.

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2008-2010, i rimborsi elettorali illegittimi

L’interesse per il Lussemburgo nasce dunque da questa operazione. Ma l’attenzione degli inquirenti si sta concentrando anche su un altro fronte, quello dell’associazione «Più Voci», un’organizzazione fondata dal tesoriere del Carroccio Giulio Centemero. L’associazione era emersa nell’inchiesta dei magistrati romani che ha fatto finire in carcere il costruttore Luca Parnasi. Esaminando i conti delle sue società era infatti emerso un versamento da 250mila euro alla Lega effettuato nel 2015 proprio attraverso «Più Voci» ufficialmente come inserzioni pubblicitarie, in realtà come finanziamento. I pubblici ministeri liguri hanno chiesto ai colleghi della capitale coordinati dall’aggiunto Paolo Ielo la copia dell’ordinanza di custodia cautelare e delle informative dei carabinieri che riguardano l’attività dell’associazione. L’obiettivo è evidente: verificare se «Più Voci» sia stata utilizzata anche per coprire operazioni relative al trasferimento dei 49 milioni provenienti dai rimborsi elettorali.

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