12 settembre 2018 - 20:19

Reddito di cittadinanza, i 5 Stelle pressano Tria: «Va introdotto subito, anche se non per tutti»

Voci di un ultimatum: trovi le risorse, o lasci. Poi la frenata. A giorni il summit di maggioranza sulla manovra

di Mario Sensini

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ROMA — Ancora fibrillazioni nella maggioranza di governo a pochi giorni dal varo della legge di bilancio del 2019. Nel Movimento 5 Stelle, in particolare, la prudenza del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sulla gestione dei conti pubblici e in particolare sul reddito d’inserimento, starebbe creando qualche preoccupazione. Ieri, dopo un momento in cui si sono rincorse molte voci, i vertici del partito hanno smentito ogni tensione con il ministro. «Risulta infondata la notizia secondo cui il M5S avrebbe esercitato pressioni sul ministro Tria, anche in riferimento a sue possibili dimissioni».

Piano graduale

In mattinata dagli ambienti del Movimento era filtrata alle agenzie di stampa una presunta insoddisfazione per le poche risorse a disposizione del reddito di cittadinanza. Dopo poco, dal quartier generale, hanno nettamente ridimensionato. I 5S «sono consapevoli che il reddito di cittadinanza, potrà essere introdotto gradualmente e che forse sarà inevitabile considerare una platea iniziale ridotta» hanno fatto sapere, aggiungendo che il reddito di cittadinanza è necessario quanto la flat tax, cavallo di battaglia della Lega Nord.

Listino prezzi

La manovra comprenderà, in versione leggera, entrambe le misure, ma anche i primi interventi sull’età pensionabile e sulle pensioni d’oro e la pace fiscale. Lega e M5S, finora, hanno lavorato su piani separati. I tecnici dei due partiti hanno messo a punto le carte e preparato un ventaglio di proposte. Dall’Iva all’Irpef, alle accise, a quota 100 per l’uscita dal lavoro, ogni singola misura è stata pesata e quotata. I due leader, Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno già in mano il «listino prezzi» di tutte le possibili opzioni.

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Presto il vertice

A questo punto bisogna trovare la sintesi e definire il menù, ma prima ancora stabilire l’obiettivo del deficit pubblico da raggiungere nel prossimo anno e nei seguenti. Un vertice tra la Lega i M5S , Tria ed il premier Conte non è ancora in agenda, ma non tarderà. L’Istat diffonderà il 21 settembre l’aggiornamento sui conti nazionali e subito dopo il governo dovrebbe approvare l’aggiornamento del Def con il nuovo quadro programmatico.

Il quadro dei conti

Tria spinge per tenere il deficit al di sotto del 2%, mentre Lega e M5S, in questo perfettamente daccordo, vorrebbero alzare l’asticella fino a poco oltre quella soglia. La manovra dovrebbe avere una portata di 30 miliardi: 13 per eliminare l’Iva (stavolta in via definitiva), 5 per la flat tax, 8 per il reddito di cittadinanza e 7 per quota 100 sulle pensioni, 2 per le spese indifferibili. Per la copertura 3 miliardi saranno recuperati all’interno del sistema previdenziale, 2 dalla riduzione delle detrazioni fiscali, altrettanti dai tagli alla spesa. Poi si utilizzerà il deficit nella misura massima che il negoziato con la Ue renderà possibile. E il gettito della pace fiscale, ma solo per coprire le spese «una tantum».

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