16 settembre 2018 - 15:02

Calenda invita a cena Gentiloni, Renzi e Minniti: «Impediamo la sottomissione del Pd»

L’ex ministro dello Sviluppo: sediamoci e discutiamo su come salvare il partito. Renzi su Facebook: «Io penso che oggi il problema non sia il Pd», Martina: «Primarie a gennaio»

di Silvia Morosi

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«Hai ragione Giuliano. Questo è un invito formale. Vediamoci Paolo Gentiloni matteorenzi #minniti. Per essere operativi e per limiti miei di movimento: martedì da me a cena. Invito pubblico per renderlo più incisivo ma risposta privata va benissimo». Un invito a cena che arriva con un cinguettio. A scrivere su Twitter è stato Carlo Calenda. L'ex ministro per lo Sviluppo economico rispondendo a un tweet dello scrittore Giuliano da Empoli che aveva scritto: «La Storia non sarà clemente con i quattro leader del Pd, Renzi, Gentiloni, Calenda, Minniti che condividono la stessa linea politica se per ragioni egoistiche non riusciranno a sedersi intorno a un tavolo per impedire la deriva del Pd verso l'irrilevanza e la sottomissione al M5s».

La replica di Renzi

Matteo Renzi, stando a quanto scritto su un post su Facebook, non sembra pronto ad aderire alla proposta: «Una volta alla settimana parte il dibattito sul futuro del Pd. C’è chi lo vuole sciogliere e chi lo vuole rilanciare. Chi propone cene di chiarimento e chi vuole congressi di discussione politica. Chi vuole la società civile e chi dice: più potere agli iscritti. Tutte scelte legittime e rispettabili. Io penso che oggi il problema non sia il Pd».

La proposta di Orfini

Intanto, fanno discutere e creano polemiche nei dem le parole del presidente del partito Matteo Orfini. «Stracciamo lo statuto — ha detto ieri alla festa di Left wing — sciogliamolo e rifondiamolo. Non serve cambiare nome. Mettiamo insieme un pezzo di Paese che non condivide le politiche di questo governo: dobbiamo costruire una risposta dopo la sconfitta che sia all'altezza della sfida». Il partito com'è oggi «non funziona. Mi rivolgo a tutti, basta questa distinzione con la società civile, decidiamo insieme la linea politica e la leadership».

Il no di Zingaretti

Alle sue parole hanno fatto seguito quelle di Nicola Zingaretti, governatore del Lazio e candidato alla segreteria: «Un'altra scusa per non fare il congresso. Hanno paura! Pur di non far vincere me preferiscono far chiudere il Partito democratico». Un'accusa ai renziani che al momento non hanno il candidato, data l'indisponibilità più volte manifestata da Graziano Delrio.

«Avanti col congresso»

L'Assemblea da parte sua ha deciso un percorso chiaro: «Andiamo avanti con il Congresso e costruiamo un confronto civile e positivo per ricostruire una comunità e darci una profilo e una guida nuovi», ha replicato a Orfini Marina Sereni a nome di Areadem, la corrente che fa capo a Dario Franceschini. E taglia corto lo stesso segretario Maurizio Martina: «Più che discutere di scioglimenti del Partito Democratico o di rinvii del congresso, facciamo invece tutti un passo avanti per il futuro, nel segno della giustizia sociale e della solidarietà». Non solo: «Il congresso ci sarà, faremo le primarie a gennaio, basta con questa idea che tutti possono dire di tutto, basta con la parole in libertà», conclude Martina.

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