15 settembre 2018 - 21:55

Legittima difesa, Salvini contro i magistrati: «Si autorizza l’omicidio», «Falso»

L’Anm: la nuova legge rischierebbe di autorizzare l’omicidio. Il ministro: invasione di campo

di Alessandro Trocino

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Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati definisce il progetto di legge sulla legittima difesa «rischioso» e il leader della Lega Matteo Salvini risponde parlando di «invasione di campo». È ancora scontro tra i magistrati e il leader del Carroccio. Francesco Minisci, presidente dell’Anm, ribadisce le critiche sul disegno di legge depositato al Senato. E spiega: «Quello sulla legittima difesa è un disegno di legge di cui non avevamo bisogno e che può essere molto rischioso. La legge regolamenta già in maniera adeguata tutte le ipotesi di legittima difesa. Se approvato, rischierebbe addirittura di legittimare reati gravissimi, fino all’omicidio». E ancora: «Non si può prescindere dal principio della proporzionalità fra offesa e difesa e dalla valutazione, caso per caso, del giudice: se un soggetto minaccia di schiaffeggiarmi o di sottrarmi un bene, io non posso reagire sparandogli; se, da fuori casa, vedo un tizio che si arrampica sul mio balcone, non posso essere autorizzato a sparargli». Minisci spiega anche di essere preoccupato per una liberalizzazione della vendita delle armi: «Siamo contrari alla vendita nei supermercati».

Salvini interviene seccamente su Twitter: «Il sindacato dei magistrati oggi ha attaccato le proposte di legge della Lega sulla legittima difesa perché inutili e rischiose. Invasione di campo? Tutto normale? Io tiro dritto, la difesa è sempre legittima». Contro il leader della Lega si schiera il Partito democratico, con Carmelo Miceli: «L’Italia rischia di trasformarsi in un far west in cui ci guadagnerà solo la lobby delle armi, perché chi reagirà arbitrariamente e con sproporzione continuerà ad essere processato e condannato».

Il botta e risposta tra Anm e Lega segue le polemiche dei giorni scorsi, quando Salvini aveva replicato agli avvisi di garanzia per la vicenda della nave Diciotti, spiegando che lui, a differenza dei magistrati, era stato eletto dal popolo. E che quindi, si desume, in qualche modo trae una legittimazione che le toghe non avrebbero. Parole alle quali erano seguite quelle del Capo dello Stato. Sergio Mattarella, parlando in termini generici, aveva spiegato: «Nel nostro ordinamento non esistono giudici elettivi. I magistrati traggono legittimazione e autorevolezza dal ruolo che affida loro la Costituzione». Con chiosa finale: «Nessun cittadino è al di sopra della legge».

Parole che erano state interpretate con riferimento proprio a Salvini. Tanto che lo stesso Minisci ieri ha ringraziato il Capo dello Stato: «Ci riconosciamo completamente nelle parole del Presidente, il quale ha delineato perfettamente il perimetro di azione di ciascuno degli attori del panorama istituzionale. È un errore affermare che non si possono svolgere indagini nei confronti di un membro del governo».

Minisci ieri ha spiegato di non volere alcuno scontro, richiamando la correzione di rotta di Salvini che, in seguito anche alle sollecitazioni dei 5 Stelle, aveva fatto una mezza marcia indietro, sostenendo che «non c’è nessun golpe giudiziario»: «Auspichiamo che questo sia l’inizio di un nuovo corso, perché noi non intendiamo alimentare lo scontro e la polemica. Auspichiamo che i toni si abbassino e che si stemperi la polemica». Così non è stato.

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