16 settembre 2018 - 00:14

Ponte di Genova, Conte e il decreto «in autonomia»: tensione con Salvini e Di Maio

L’irritazione, poi le smentite. Il leader leghista: «Totale fiducia nel premier»

di Alessandro Trocino e Claudia Voltattorni

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Raccontano che la sera prima che si votasse il decreto «fantasma» su Genova, Matteo Salvini in una cena a casa sua abbia detto ai commensali: «Ma io perché domani devo andare a votare un decreto di cui non so nulla?». Sono i prodromi di quella che sarebbe diventata una guerra sotterranea, a base di veline avvelenate, accuse e controaccuse, che hanno finito per concentrarsi poi su una sola persona: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, accusato dai leghisti ma anche da diversi ministri del Movimento 5 Stelle di aver voluto accelerare il decreto, per potersi presentare alla cerimonia, a un mese dalla tragedia, con qualcosa da esibire. I malumori nei confronti di Conte erano già emersi. Ieri un’agenzia dell’Agi li ha evidenziati, aggiungendo un elemento: il decreto su Genova Conte se lo sarebbe «fatto da solo» e non sarebbe stato visto neanche dal ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli. Ci sarebbe, dunque, un’irritazione congiunta dei due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio (che non hanno partecipato alla conferenza stampa), contro quello che viene considerato un gesto troppo autonomo, e avventato, da parte del premier. Naturalmente piovono smentite.

Da ambienti vicini a Salvini si dice: «Totale fiducia nei confronti del premier, anche e soprattutto a proposito delle scelte del governo a proposito di Genova. Chi parla di divisioni cerca, per l’ennesima volta, di crearne dove non esistono». Ma altri ambienti leghisti confermano i malumori. Che, aggiungono fonti vicine ai 5 Stelle, riguardano anche autorevoli esponenti del Movimento, spiazzati dall’attivismo di Conte. E dal fatto che il decreto non sia passato dal preconsiglio prima di essere votato. Non è confermata, invece, l’inconsapevolezza di Toninelli. Tanto che dal Mit arriva una nota con la quale si ribadisce «la massima condivisione con la presidenza del Consiglio e con gli altri ministri del testo del decreto». Ma la vis polemica di Toninelli contro il governatore Toti e il sindaco Bucci avrebbe provocato un’ulteriore irritazione dei leghisti.

Un pasticcio, che aumenta lo stato di tensione della coalizione di governo. Su un tema delicato, poi, come quello di Genova. Salvini spiega che «il commissario straordinario per l’emergenza dovrà essere concordato con gli enti locali: vanno coinvolti i territori e le associazioni». Anche perché, aggiunge, «ci sono un Comune e una Regione e ritengo rispettoso che, a differenza dei governi precedenti, questo governo li coinvolga». Il governatore della Liguria Giovanni Toti non fa sconti: «Non tollereremo un’ora di ritardo: se i tempi per la ricostruzione del ponte non saranno quelli previsti da noi, il governo ne risponderà davanti ai liguri e agli italiani». Intanto, a un mese dal crollo di Ponte Morandi, si cerca chi dovrà gestire la ricostruzione. C’è una «rosa di nomi» e lo stesso premier ipotizza una figura «giuridica». Ma la nomina avverrà dopo aver consultato Toti e il sindaco di Genova. Martedì saranno entrambi a Palazzo Chigi per discutere i dettagli del decreto approvato «salvo intese». I poteri del commissario straordinario saranno «ampi», ha promesso il premier, e «speciali» si augura Rixi: «Dovrà scegliere chi ricostruirà», anche se «riterrei inopportuno il coinvolgimento di Aspi». Da decreto, la ricostruzione sarà «completamente a carico di Autostrade».

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