17 settembre 2018 - 22:56

Ecco la bozza dell’accordo Lega-pm Conto per i sequestri, stipendi salvi

Accordo vicino per un prelievo graduale dei fondi dopo il sì alla confisca di 49 milioni

di Fiorenza Sarzanini

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La trattativa è entrata nella fase finale, già nelle prossime ore potrebbe essere chiuso l’accordo tra la procura di Genova e la Lega. Un’intesa che garantirebbe il sequestro dei soldi, così come ordinato dai giudici, ma anche la sopravvivenza del partito. È questa la svolta che si sta negoziando: recuperare i fondi che sarebbero proventi della truffa, ma consentendo il pagamento degli stipendi dei dipendenti. Per farlo il Carroccio metterebbe a disposizione dei magistrati coordinati dal procuratore Francesco Cozzi e dall’aggiunto Francesco Pinto un conto corrente «dedicato» dove far confluire tutte le «entrate», compresi i rimborsi elettorali del marzo scorso. E da lì sarebbero prelevate le somme fino a raggiungere i 49 milioni di euro che — secondo la sentenza di condanna dell’ex tesoriere Francesco Belsito e l’ex segretario Umberto Bossi — sarebbero stati truffati tra il 2008 al 2010 ottenendo rimborsi elettorali non dovuti.

Finora sono stati bloccati 3 milioni di euro e la Lega aveva presentato ricorso contro il provvedimento, ma dieci giorni fa il tribunale del Riesame ha confermato la legittimità dell’ordinanza. Il tribunale del Riesame ha delegato direttamente il pubblico ministero a eseguire il sequestro preventivo ai fini di confisca, prendendo «le somme presenti e anche quelle che confluiranno in futuro sui conti correnti e sui depositi bancari intestati o riferibili al Carroccio fino al raggiungimento dell’intera cifra». A nulla è servita la relazione depositata dai legali del partito per dimostrare che i 5 milioni rimasti in cassa sono «contributi di eletti, donazioni di elettori e del 2 per mille della dichiarazione dei redditi». Gli avvocati hanno evidenziato che si tratta di «somme non solo lecite ma che hanno anche un fine costituzionale: consentono al partito di perseguire le finalità democratiche del Paese. Dire che sono profitto del reato è un non senso giuridico». E proprio partendo da queste considerazioni hanno avviato il negoziato con i magistrati, nella consapevolezza che una rateizzazione è vietata e dunque l’unica alternativa per evitare che qualsiasi introito fosse subito bloccato, era quella di trovare una mediazione con i magistrati. Del resto il sottosegretario Giancarlo Giorgetti era stato chiaro: «Se perdiamo siamo finiti».

Ci sono già stati alcuni incontri, è stata preparata una bozza di accordo con il dettaglio delle somme minime da versare ogni anno, in modo da stabilire un tempo massimo per raggiungere il risultato. Tutte le condizioni sono state elencate e, a meno di clamorose retromarce, entro domani si potrebbe siglare il patto con la comunicazione del numero di conto dove far confluire i soldi. Tutto questo, mentre proseguono gli accertamenti per scoprire che fine abbiano fatto i finanziamenti e se davvero una parte consistente, si parla di 10 milioni di euro, sia stata trasferita in Lussemburgo come sembrano dimostrare le verifiche effettuate la scorsa settimana nel granducato dai finanzieri guidati dal colonnello Maurizio Cintura che hanno trovato documenti e interrogato funzionari di banche e fiduciarie.

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