21 settembre 2018 - 22:26

Salvini: i dubbi del Quirinale su sicurezza e migranti? Ho fatto quel che dovevo

La spinta del leader dopo le obiezioni del Quirinale e dell’alleato 5 Stelle: lunedì il decreto andrà in Consiglio dei Ministr, dopo mesi di lavoro

di Marco Cremonesi

Matteo Salvini in visita al Salone nautico di Genova (Lapresse) Matteo Salvini in visita al Salone nautico di Genova (Lapresse)
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«Tranquilli, tutti hanno tutto, tranquilli...». Matteo Salvini non dà peso all’allarme circolato in giornata, quello di una sua prova di forza con il Quirinale sul decreto che riunisce due provvedimenti chiave del Salvini di governo: quello sulla immigrazione e quello sulla sicurezza. A far deflagrare il tema, in serata, un pezzo dell’Huffington Post sul fatto che il ministero dell’Interno non avrebbe inviato — come invece da prassi — la bozza del documento al Colle. Il leader leghista si stupisce: «Io ho preso il caffè d’inizio giornata insieme con il premier Conte, proprio parlando di alcuni rilievi mossi dal Quirinale». E quel «tutti hanno tutto» si riferisce proprio alla bozza del decreto. Del resto, spiegano i prossimi al vicepremier, dal Colle non sarebbero arrivate critiche insormontabili o comunque particolarmente serrate. «Al più — spiega un leghista —, durante le interlocuzioni che ci sono state, qualche osservazione è venuta sui criteri di necessità e urgenza che rendono possibile il decreto al posto del disegno di legge. Del resto, non è un fatto particolarmente nuovo: la stessa osservazione era stata fatta anche al decreto Minniti».

Ma le osservazioni sarebbero state tenute così da conto, spiegano i collaboratori di Matteo Salvini, che «il Consiglio dei ministri per l’approvazione del decreto era stato inizialmente fissato per giovedì scorso. E invece, proprio per mettere a punto il testo fino in fondo, è stato spostato a lunedì prossimo», dopodomani. Resta il fatto che, fino a poche ore fa, i decreti erano due. Che cosa è accaduto? Salvini spiega che «li abbiamo unificati semplicemente per far loro fare un viaggio più agile nelle commissioni. Del resto, il Parlamento sta per affrontare la legge di Bilancio, lo scopo è quello di evitarci la duplicazione di tutti i passaggi. In modo da poter far partire tutti i provvedimenti con la massima rapidità». Va detto che il Quirinale non è l’unico ad avere espresso i suoi dubbi. Nel Movimento 5 Stelle, l’area che fa capo a Roberto Fico non gradisce alcune delle nuove norme sull’immigrazione. In particolare, il gito di vite nettissimo sulla protezione umanitaria (rimarrà solo per questioni di salute, calamità nei Paesi di provenienza e meriti civili). Ma anche qui, i leghisti procedono dritti. Facendo notare che, «proprio per venire incontro ad alcuni dubbi espressi dai 5 Stelle, in gestazione del decreto una modifica c’è stata». E cioè, «tra i reati che possono far revocare il permesso di un rifugiato, nella stesura iniziale si parlava di resistenza a pubblico ufficiale. Ora si parla di violenza verso pubblico ufficiale. Come dire: se uno si limita a sedersi per terra, non incorre nel nuovo decreto».

E così Salvini ora si sente la coscienza assolutamente a posto: «Abbiamo fatto tutti i passaggi, politici e formali. Lunedì, il decreto andrà fieramente in Consiglio dei ministri dopo mesi e mesi di lavoro». Va detto che il capo politico dei 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha già fatto sapere che come «in Parlamento è stato migliorato il mio decreto Dignità, allo stesso modo miglioreremo il decreto immigrazione» in aula. Se sia stato un accenno di provocazione, Salvini di certo non la raccoglie: «Certo. E può migliorarlo non soltanto il Parlamento. Per esempio, se dai sindaci venissero alcune buone idee, noi non mancheremo di raccoglierle». Insomma, la disponibilità alle modifiche dopo l’approvazione a Palazzo Chigi esiste. Anche se i leghisti avvertono che sul maxi provvedimento non c’è da scherzare: «Quel decreto è la summa theologiae, l’incarnazione stessa del lavoro di Matteo in tutti questi mesi. Nessuno deve pensare di poter tirare troppo la corda su questo argomento».

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