21 settembre 2018 - 22:47

Fico scatenato: «Pace fiscale è un condono, sono contrario. Migranti? L’Italia salvi tutti, in mare»

Il presidente della Camera polemico con le misure del governo ispirate dalla Lega

di Emanuele Buzzi

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MILANO — Un nuovo scontro a distanza. Nel giorno in cui Luigi Di Maio esulta: «Per fortuna oggi non ci sono più Ong nel Mediterraneo perché le operazioni devono farle le autorità competenti». Roberto Fico torna a pungere: «L’Italia deve salvare tutte le vite umane in mare. Se ci riesce da sola bene, altrimenti chiede aiuto all’Europa». Il presidente della Camera — ospite alla festa di Mdp — sottolinea che i salvataggi nel Mediterraneo non possono essere effettuati dalla Libia «perché non è in grado». E non è l’unico affondo. Prima pungola la maggioranza in chiave anti-Berlusconi («Ora occorra varare la legge sul conflitto di interessi e quella sui tetti pubblicitari in Tv»), poi si mette di traverso sulla pace fiscale voluta dalla Lega: «Sono contrario a ogni tipo di condono fiscale, comunque si chiami questo condono fiscale». C’è tempo anche per un siparietto con Roberto Speranza che ha detto a Fico: «Noi conserviamo sempre una tessera per te in un angolino perché alcune cose che dici sono più a sinistra di noi».

Parole che rischiano di infiammare il Movimento prima del braccio di ferro del Consiglio dei ministri in programma lunedì. Uno incontro-scontro con Matteo Salvini e, soprattutto, con il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Il capo politico dei Cinque Stelle ha intenzione di mettere nero su bianco quanto strappato nel vertice di ieri: riforma dei centri per l’impiego da subito (costo 2 miliardi di euro), pensione di cittadinanza da gennaio 2019 e reddito di cittadinanza da marzo (sempre su stime da 10 miliardi). Ma Di Maio sa che proprio per quest’ultima voce (e il relativo costo a bilancio) troverà delle resistenze. Il vicepremier è convinto che «il reddito di cittadinanza sia in grado di autofinanziarsi» e lo ribadirà anche a Tria. Il ministro del Lavoro cercherà di far leva mettendo in chiaro — come spiegano i ben informati — che «nessuno ha intenzione di sfasciare i conti pubblici» e che il Movimento è pronto a «rivedere altre voci», ma che il reddito «è come un investimento».

«Non si tratta di decimali, ma di persone», insistono i Cinque Stelle. Il leader M5S è convinto che il reddito di cittadinanza produca «effetti positivi sui consumi» che possa portare a un processo di crescita. I pentastellati hanno anche strappato nel summit di ieri 36 miliardi di investimenti diretti e — soprattutto — 500 milioni per i risparmiatori coinvolti nel caso-banche, una somma necessaria per sostenere una delle battaglie della campagna elettorale. Ma sugli accordi con la Lega — in particolar modo sul via libera alle norme sui migranti — pende la spada di Damocle dell’avversità dell’ala ortodossa. Nel Movimento si dicono convinti che alla fine «la situazione si risolverà per il meglio» e che «si possono apportare eventualmente delle modifiche», ma alcuni falchi scalpitano, aspettano il testo definitivo prima di passare all’attacco. Il braccio di ferro con il Carroccio rischia di toccare anche altri temi, come le Olimpiadi.

Una volta definita la manovra Di Maio entrerà nella campagna autunnale. In una intervista al Corriere del Veneto, ribadisce l’idea di tornare al Nord: «Ho certamente intenzione di tornare quanto prima dai numerosissimi imprenditori e dalle associazioni di categoria che ho incontrato prima e durante la campagna elettorale».

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